Nella foto, in alto, due lottatori senegalesi
La lotta senegalese è una lotta tradizionale africana tra le più antiche e strutturate. E’ un misto tra rito, spettacolo e competizione. Nel suo paese d’origine, il Senegal, viene vissuta proprio alla pari di un rito sacro e seguita come un vero sport agonistico. La stagione dei combattimenti inizia a ottobre e finisce a maggio. Ogni duello dura al massimo due tempi da cinque minuti e lo scopo è quello di mettere a terra l’avversario. La stampa garantisce a questa disciplina marziale, africana, pagine e pagine. Nel Senegal è uno sport popolarissimo. Addirittura, molto più del calcio. A grandissime linee, potrebbe essere considerata una variante del Sumo giapponese o dell’italiana lotta greco-romana. La lotta tradizionale senegalese consacra e celebra eroi. Questa disciplina è poco conosciuta fuori dal continente nero ma, assai, leggendaria laggiù. Intorno a questa lotta gira un business da capogiro. I compensi per i vincitori degli incontri, ad altissimi livelli, sono elevatissimi. Possono rggiungere persino i 200 mila dollari. In un paese dove la disoccupazione raggiunge oltre il 50% questo sport fa una gran gola. Il combattimento si svolge in un ring di sabbia. I combattimenti sono seguiti da tutti, adulti e ragazzini, e i lottatori, accompagnati da aspiranti marabù (stregoni, ndr.), si immergono in lozioni di acqua, farina e radici per rendersi invincibili, e inscenano balli frenetici per intimorire l’avversario. Tradizione ancestrale e spirito sportivo, accompagnano questa singolare lotta. Lo adorano come un dio vivente. I ragazzini sognano di diventare un giorno come lui, le folle lo acclamano, gli avversari lo temono. Si chiama Yakin, 33 anni, 192 cm per 130 chilogrammi. Una montagna di muscoli. E’ il re della lotta senegalese, “avec frappe”, quella con l’autorizzazione a tirar pugni. In città, invece, i lottatori “avec frappe” si esibiscono negli stadi, con decine di migliaia di tifosi in delirio. Come già detto, il re è Yakin, invincibile: su 16 match, 15 vittorie e un pareggio. Nel 2005 è stato incoronato come “sportivo dell’anno” direttamente dal presidente Abdoulaye Wade. Il soprannome viene dalla somiglianza con un giocatore di calcio nigeriano. A mani nude per uscire dalla povertà. Questo è il pensiero di molti senegalesi. Qualcuno ci prova e ci riesce. Per altri, rimane solo un sogno. Una mera utopia!