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Quando la discriminazione uccide, anche nel regno animale

L’albinismo è una condizione genetica rara ed ereditaria, caratterizzata da una riduzione o dalla totale assenza di melanina nella cute, nei capelli e/o nei peli e negli occhi. L’incidenza tra gli esseri umani è di 1 su 17.000, ma sono presenti anche casi tra gli animali.

Se per l’essere umano causa una forte sensibilità alla luce, che nei casi più gravi può portare a disturbi della vista o malattie della pelle, per gli animali in natura è una condizione svantaggiosa anche perché il colore bianco della pelle o del pelo riduce drasticamente la capacità di mimetizzarsi ed espone i soggetti che ne sono portatori a un maggior rischio di predazione.

Oltre agli effetti sulla salute, tuttavia, questa anomalia del corredo genetico può causare anche discriminazione a livello sociale. Questo purtroppo avviene tra gli esseri umani, ma anche nel mondo animale.

È quanto accaduto a uno scimpanzè albino, ucciso dai suoi simili a causa della sua diversità. Secondo quanto osservato dai ricercatori del dipartimento di scienze linguistiche comparate dell’Università di Zurigo nella riserva forestale centrale di Budongo, in Uganda, un gruppo di 75 scimpanzè ha aggredito e ucciso un piccolo albino di 15 giorni.

Appena avvistato, la sua presenza ha scatenato una reazione di ansia in due scimpanzè adulti, che hanno iniziato a emettere vocalizzazioni di allarme, comunicando al resto del gruppo la presenza di un pericolo. Altri due maschi adulti hanno risposto alle grida di allarme: uno dei due ha anche aggredito la madre. Alla prima aggressione ne sono seguite altre da parte di individui maschi e femmine del gruppo, fino a quando il maschio alfa ha catturato il piccolo, già gravemente ferito, e diversi scimpanzè lo hanno colpito alla testa fino a ucciderlo.

Dopo la sua morte, almeno una decina di giovani e adulti si è avvicinato al suo corpo per ispezionarlo con curiosità e stupore per le sue caratteristiche fisiche.

Questa reazione lascia molto riflettere sul comportamento animale, così come quello dell’essere umano. Infatti, molte interazioni sociali sono comuni tra noi e gli scimpanzè, che sono i nostri parenti più stretti: il loro DNA coincide al 98,7% con il nostro. Insomma, la diversità causa ansia e paura. E questo può portare a una reazione ostile.

Gli scimpanzè hanno letto la presenza di un soggetto con diversità somatiche come uno stimolo socio-ambientale che devia dalla norma e lo hanno interpretato come un pericolo immediato, reagendo di conseguenza. Ma l’essere umano, che vanta la propria superiorità sulle altre specie, come può reagire allo stesso modo? Quanti sono ogni giorno i casi di discriminazione verso tutti coloro che per qualche ragione vengono considerati diversi? Vale la pena rifletterci.

Luana Vizzini

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