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Autismo a scuola. Strategie d’apprendimento

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Nella foto, in alto: un bimbo affetto da autismo

Alcune tecniche utili all’apprendimento di determinate abilità per gli alunni con autismo vengono proposte dal metodo ABA (Applied Behavioral Analysis), approccio di tipo comportamentale applicato proprio al campo dell’autismo.
Una strategia possibile è l’utilizzo di rinforzi positivi. Secondo questa linea di intervento, il docente somministra dei rinforzi (ad es. lodi verbali) ogniqualvolta l’alunno non emette un comportamento problematico (ad es. mordersi le mani, urlare), pur sollecitato dalla situazione, mentre in presenza delle manifestazioni problematiche non fornisce alcuna attenzione sociale.
Un’altra strategia proposta è il prompting, o tecnica dell’aiuto, che consiste nel fornire all’allievo uno o più stimoli sotto forma di aiuti (prompt) sintetici, evidenti e introdotti nel momento esatto in cui dovrebbe verificarsi la prestazione. Essi possono essere verbali (suggerimenti), gestuali (indicazioni), fisico-motori (guida fisica) o cognitivo-sensoriali (suoni, colori ecc.) e devono essere gradualmente ridotti nel processo di apprendimento fino ad essere eliminati, in modo da favorire l’inserimento definitivo dell’abilità nel repertorio comportamentale dell’alunno. La progressiva diminuzione degli aiuti è denominata fading e può avvenire, ad esempio, riducendo il numero dei prompt, abbassando via via il tono della voce, diminuendo l’ampiezza del gesto, la pressione o l’area del corpo toccata.
Il modeling, poi, o tecnica del modellamento, è una strategia di apprendimento imitativo, con la quale si promuove un’esperienza di apprendimento attraverso l’osservazione di un modello. Costui può essere un adulto o anche un compagno, il quale mette in atto delle modalità corrette nello svolgimento di un compito, che l’alunno dovrà poi imitare. Anche in questo caso è importante il ruolo del rinforzo positivo, che contribuisce all’efficacia dei risultati e al mantenimento del comportamento acquisito.
Due varianti sono il video modeling e il video prompting, con le quali viene mostrato all’alunno un video in cui un modello mostra le sequenze da seguire passo passo. Queste tecniche sono efficaci perché fanno uso di stimoli visivi, permettono di focalizzarsi su una sequenza di azioni senza distrattori e sfruttano l’aspetto tecnologico che può essere fonte di motivazione e di rinforzo.
Lo shaping è, invece, una tecnica di modellaggio che si basa sul rinforzo di comportamenti dell’allievo che progressivamente si avvicinano a quello ricercato. Dapprima si individua l’abilità che si intende costruire e si seleziona un comportamento già presente nel repertorio dell’alunno che abbia qualche attinenza con il comportamento-meta. Quindi, si delineano delle approssimazioni successive e si rinforzano positivamente, fino a quando l’alunno non apprende il comportamento desiderato.
Ad esempio, l’obiettivo di un docente è che il proprio alunno impari a tracciare delle linee, può operare in questo modo: dapprima mette degli oggetti sul banco e rinforza l’allievo solo quando afferra i pennarelli, poi solo quando toglie il tappo, infine solo quando traccia le linee sul foglio, ovvero quando ha raggiunto il suo obiettivo di apprendimento.

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Nella foto, in alto: una classe

Infine, il chaining è una strategia di concatenamento utilizzata per l’insegnamento di abilità complesse, che richiedono un regolare susseguirsi di fasi. Il compito viene dapprima suddiviso in componenti (tramite la cosiddetta task analysis), poi viene costruita una catena comportamentale, infine si costruisce un programma di rinforzamento gradino per gradino, tale per cui non appena il comportamento descritto nella prima componente del compito viene appreso stabilmente, si rinforza il gradino successivo solo e soltanto se viene emesso correttamente e in sequenza rispetto al precedente, mentre la prima componente da sola non viene più rinforzata. Il chaining è anterogrado se prevede l’insegnamento della prima componente, poi della seconda, della terza fino all’ultima; è retrogrado se procede al contrario, con un forte aiuto dell’allievo nell’esecuzione di tutte le componenti tranne l’ultima, poi tranne le ultime due e così via fino all’attuazione dell’intera sequenza in modo autonomo.
Ad esempio, volendo insegnare ad un allievo ad infilarsi la giacca, è possibile suddividere il compito nelle componenti con una task analysis illustrata: prendo la giacca – infilo la prima manica – infilo la seconda manica – prendo il primo bottone – prendo la prima asola – infilo il bottone nell’asola ecc. Anche per questa tecnica è possibile ricorrere ai video.                                        Luana Vizzini

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