Print

Posted in:

Un anno caldo

Nella foto, in alto: un anno caldo

Secondo un recente rapporto di Allianz, le aziende devono essere preparate a fronteggiare una crescita delle tensioni sociali. L’inflazione e le interruzioni alla supply chain potranno alimentare l’esplosione di proteste in tutto il mondo. “I disordini civili rappresentano, a confronto col terrorismo, un rischio sempre maggiore per molte aziende….È improbabile che i disordini sociali si attenuino presto, viste le ripercussioni del Covid-19, la crisi del costo della vita e i cambiamenti ideologici che continuano a dividere le società di tutto il mondo: le aziende devono prestare attenzione a qualsiasi indicatore sospetto e definire percorsi chiari per la risposta e l’allentamento della tensione, in modo da anticipare e scongiurare il rischio di danni ai dipendenti e/o alle proprietà aziendali e personali”. Il costo delle proteste sociali coinvolgerà ben 75 Paesi, che potranno sperimentare un aumento delle proteste entro la fine dell’anno. Nell’elenco ci sono Stati Uniti, Argentina, Brasile e Spagna. I disordini potrebbero coinvolgere edifici governativi, infrastrutture di trasporto, supply chain, negozi al dettaglio, imprese di proprietà straniera, stazioni di servizio, centri di distribuzione di beni essenziali e attività turistiche o ricettive. Nel 2018, per esempio, le proteste dei gilet gialli in Francia hanno generato danni ai commercianti per 1,1 miliardi di dollari. Un anno dopo le grandi manifestazioni in Cile hanno provocato perdite assicurative per tre miliardi di dollari. E le proteste del 2020 negli Stati Uniti per la morte di George Floyd hanno provocato sinistri assicurativi per oltre due miliardi di dollari. Un’anticipazione di quello che potrebbe avvenire entro la fine dell’anno si è avuto con le manifestazioni che si sono verificate all’inizio del 2022 in Canada, Francia e Nuova Zelanda contro le restrizioni dovute alla pandemia di Covid-19.

Un ruolo fondamentale lo ricopriranno poi, secondo la ricerca i social media.

L’indebolimento della fiducia nelle fonti tradizionali di informazione e nelle leadership si potrà tradurre in un maggior affidamento sulle piattaforme digitali nella ricerca di informazioni alternative, spesso non verificate, nel coordinamento delle proteste. “L’effetto unificante e galvanizzante dei social media su queste proteste non è un fenomeno particolarmente recente, ma durante la crisi del Covid-19 si è combinato con altri fattori potenzialmente scatenanti come la polarizzazione politica, il sentimento no-vax e la crescente sfiducia nei governi, creando una tempesta perfetta di malcontento”, inoltre “L’aspetto geografico non è stato poi di grande ostacolo, poiché persone con le stesse idee hanno potuto condividerle facilmente e mobilitarsi in modo rapido ed efficace: in un mondo in cui la fiducia nelle istituzioni e nei media drasticamente – ha concluso – la disinformazione potrebbe prendere piede e le rivendicazioni di parte intensificarsi ed essere sfruttate”.

Nello studio non è citato il rischio guerra, solamente perché essendo uno studio di una società assicurativa, lo stesso non è coperto, ma pensiamo solo come una guerra cibernetica possa influire sui comportamenti.

Quest’anno sarà calda non solo l’estate.

Massimo Cingolani

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *