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Pencak Silat? Bagus! Dall’arcipelago malese-indonesiano un’arte marziale molto singolare…

 

Nella foto: un praticante di Pencak Silat

Il Pencak Silat è un’arte marziale particolare e diversa dalle arti marziali classiche. Ciò a causa di principi strategici che si tramandano oralmente dai Guru o Maestri dell’arcipelago malese-indonesiano da tempi immemorabili. Solamente a partire da XVI secolo sono conoscibili e si possono classificare gli stili di combattimento praticati nell’area di Sumatra e nella penisola malese: più di 200 stili diversi. Questo perché si tratta di un’arte di combattimento reale sviluppatasi nella vita dura della popolazione indonesiana, su un territorio che è stato sempre meta di conquista per le popolazioni straniere confinanti. Prima ancora del dominio olandese, i continui conflitti tra musulmani e hindu portarono certamente allo sviluppo dei sistemi di combattimento. Attualmente questa arte viene praticata in tutto l’arcipelago indonesiano, ma è difficile trovare veri e propri ‘maestri’, in quanto relegata nellasemi-clandestinità. Sfruttando i punti deboli e usualmente vietati dalle arti marziali agonistiche, haun’efficacia devastante in attacco, avendo poco a che fare con una vera autodifesa. Se trasportata in campo agonistico quest’arte marziale perde di significato: le tecniche offensive perdono efficacia proteggendo l’inguine ed eliminando i colpi portati alla gola, agli occhi e alle articolazioni, e svuotano di valore il Pencak Silat. La migliore interpretazione del termine “Pencak Silat”, al fine di coglierne l’etimo, può essere nell’espressione dialettale locale che esprime con il termine Pencak i “raffinati movimenti del corpo per difesa personale” e Silat le “applicazioni marziali del Pencak”. Quindi la dizione esatta è nell’inseparabile connubio delle due parole, non essendo corretto il termine singolo “Silat” come comunemente si sente dire. Per quanto gli stili del Pencak Silat siano basati sull’uso delle armi esistono anche, nella disciplina di insegnamento, gli Jurus, esecuzioni formali a vuoto di tecniche, equivalenti ai Kata del Karate o alle sequenze del Thai-boxe. Caratteristica di questa arte di combattimento sono i movimenti estremamente raccolti del corpo (famosa è la posizione del Cobra) quasi da sembrare particolari tipi di seduta sulle gambe, allo scopo di raccogliere le forze e scattare dopo come una molla sull’avversario. Come prima accennato i punti deboli come gola, genitali e occhi sono i bersagli principali dei colpi. La solo apparentemente più blanda tecnica, a volte riscontrabile, di tempestare l’avversario con colpi leggeri non deve ingannare: è solo un modo di iniziare a demolire l’avversario disorientandolo e smorzandone l’aggressività, sbilanciandolo in qualsiasi modo. Un sistema che può ben dirsi “di abbattimento’ dell’avversario piuttosto che di combattimento, e che non indulge a scenografie di spettacolarità come nella altre arti marziali. da tempi immemorabili. Solamente a partire da XVI secolo sono conoscibili e si possono classificare gli stili di combattimento praticati nell’area di Sumatra e nella penisola malese: più di 200 stili diversi. Questo perché si tratta di un’arte dicombattimento reale sviluppatasi nella vita dura della popolazione indonesiana, su un territorio che è stato sempre meta di conquista per le popolazioni straniere confinanti. Prima ancora del dominio olandese, i continui conflitti tra musulmani e hindu portarono certamente allo sviluppo dei sistemi di combattimento. Attualmente questa arte viene praticata in tutto l’arcipelago indonesiano, ma è difficile trovare veri e propri ‘maestri’, in quanto relegata nella semi-clandestinità. Sfruttando i punti deboli e usualmente vietati dalle arti marziali agonistiche, ha un’efficacia devastante in attacco, avendo poco a che fare con una vera autodifesa. Se trasportata in campo agonistico quest’arte marziale perde di significato: le tecniche offensive perdono efficacia proteggendo l’inguine ed eliminando i colpi portati alla gola, agli occhi e alle articolazioni, e svuotano di valore il Pencak Silat. La migliore interpretazione del termine “Pencak Silat”, al fine di coglierne l’etimo, può essere nell’espressione dialettale locale che esprime con il termine Pencak i “raffinati movimenti del corpo per difesa personale” e Silat le “applicazioni marziali del Pencak”. Quindi la dizione esatta è nell’inseparabile connubio delle due parole, non essendo corretto il termine singolo “Silat” come comunemente si sente dire. Per quanto gli stili del Pencak Silat siano basati sull’uso delle armi esistono anche, nella disciplina di insegnamento, gli Jurus, esecuzioni formali a vuoto di tecniche, equivalenti ai Kata del Karate o alle sequenze del Thai-boxe. Caratteristica di questa arte di combattimento sono i movimenti estremamente raccolti del corpo (famosa è la posizione del Cobra) quasi da sembrare particolari tipi di seduta sulle gambe, allo scopo di raccogliere le forze e scattare dopo come una molla sull’avversario. Come prima accennato i punti deboli come gola, genitali e occhi sono i bersagli principali dei colpi. La solo apparentemente più blanda tecnica, a volte riscontrabile, di tempestare l’avversario con colpi leggeri nondeve ingannare: è solo un modo di iniziare a demolire l’avversario disorientandolo e smorzandone l’aggressività, sbilanciandolo in qualsiasi modo. Un sistema che può ben dirsi “di abbattimento’ dell’avversario piuttosto che di combattimento, e che non indulge a scenografie di spettacolarità come nella altre arti marziali.

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