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Assalto sull’Adda, San Martino in Strada, ICW, 9 dicembre 2018. Parte seconda

Siete ancora lì? Di quanti chili siete ingrassati? Era panettone o pandoro? Dai che finiamo di raccontarvi cos’è successo in quel di San Martino in Strada coi ragazzi della ICW! Su, tutti seduti e buoni, altrimenti non ve lo raccontiamo più!

Nella foto, in alto: Akira e Mirko Mori contro Dalla e Mijatovič
Nella foto, in alto: Akira e Mirko Mori contro Dalla e Mijatovič

Eravamo arrivati al terzo match. Adesso, per il quarto match un’altra cosa bellissima: Akira e Mirko Mori contro Tenacious Dalla e Mišo Mijatovič. Akira parte sgommando tra una casadora into armdrag e una head scissor tremenda su Dalla, senza lesinare sul condimento di acrobazie varie. Entra anche Mirko e piovono kick come in una grandinata estiva. Mišo dà il cambio a Dalla ma si becca una ginocchiata nei gioielli di famiglia che rimarrà signorina per il resto dei suoi giorni. Il rossetto se lo metterà solo se gli rimarranno dei denti perché il dropkick che riceve è in pieno muso, altissimo, purissimo e levissimo. Rientra Akira e il poveretto diventa Mi-šo-Mi-ja-to-vič perché lo riducono in tanti pezzettini. Dopo averne prese un sacco e una sporta, decide sia venuto il momento di suonarle. Fa volare il Piccolo Fulmine con una fireman’s carry slam, poi lo tiene in posizione perché Dalla lo trasformi in formaggino con una second rope springboard rolling facebuster e con un legdrop naturalmente “Nel Nome del Power” lo fa rimbalzare fino al soffitto, Ma mica finisce qui: Tenacious fa i numeri con una monkey flip e una flapjack splash. Sembra il padre di tutte le lavatrici del mondo perché va in giro per il ring roteando vorticosamente come se fosse in centrifuga. A fine match sarà asciuttissimo! E adesso inizia la parte comica: Tenacious e Mišo si mettono a litigare come di consueto a base di: “io sono intelligente e tu sei scemo” che funziona sempre dai tempi di Stanlio e Ollio. Mišo tira un ceffone ma Dalla si sposta e se lo becca Mirko che arrivava in quel momento. Ora due ceffoni li suona Dalla: il primo se lo becca Akira e il secondo ancora Mirko. Sono tutti sul ring, e Akira si ritrova con in mano un piede di Tenacious. Lo passa a Mišo ma non si scansa in tempo per beccarsi un enziguiri di Dalla, di quelli pazzeschi stile contraerea e tiro giù anche gli F15. Mijatovič calcola male tempo e spazio e cercando di colpire il compagno finisce fuori ring. Mirko ci spedisce anche il chitarrista rock, e si lancia su di loro in combo col compagno di tag. Sventole, sventole e botte da orbi con Mirko che viene preso in mezzo dai due avversari e rimbalza tra l’uno e l’altro come una pallina da flipper. Akira lo sposta per toglierlo dai guai e finisce per metterlo seduto su una tipa del pubblico (mamma con figlio) che si mette a strillare di terrore in modo genuino come se ora dovessero tutti e quattro suonare anche lei, suscitando le risate generali

Nella foto, in alto: Mirko finisce seduto sulle gambe di questa signora, che strilla di terrore.
Nella foto, in alto: Mirko finisce seduto sulle gambe di questa signora, che strilla di terrore.

Televisione in 3D? Realtà aumentata? Non c’è bisogno di inventarla: siamo noi del wrestling! Puoi avere tutte le tv tecnologiche che ti pare, ma Indiana Jones non se ne viene a sedersi sulle tue gambe e i rinoceronti di Jumanji non ti distruggono davvero il salotto. Qui in vece il coinvolgimento è assolutamente totale, eppure tutto sotto controllo. Troooppo bello! Spettacolo nello spettacolo! La signora si ritrova con la cintura in mano, realizza che va tutto bene, che faceva parte dello spettacolo e ora ride anche lei di gusto! Mišo e Dalla continuano a prendersi a schiaffi come se non ci fosse un domani finché non vengono interrotti dai due avversari che, sempre a suon di sberle li riportano sul ring. Mentre Akira viene trascinato fuori per i piedi, la Lama dei Balcani acchiappa Mori e lo fa volare con una Ćevapčići slam.

Nella foto, in alto: un piatto di Ćevapčići, specialità slava
Nella foto, in alto: un piatto di Ćevapčići, specialità slava

Piccolo Fulmine torna su e la second rope springboard rolling facebuster è un vero capolavoro. Che bel match, ragazzi, che match! Se ancora non bastasse torna Tenacious e la sua tilt-a-whirl ddt è ancora più bella. Mirko torna in pista e dopo il festival delle chop, tremila in due secondi, tenta qualcosa ma lo acchiappano al volo, lo schiantano in una flapjack con codebreaker e lo schienano. Bellissimo, bellissimo davvero!

Sapevate che i Ćevapčići sono una specialità culinaria della ex Jugoslavia? Si tratta di carne macinata con varie spezie presentata in cilindretti come i wurstel, ma sicuramente più saporiti e più sani, conditi con una salsa bianca buonissima. Mi ha fatto venire voglia, in questi giorni ce li mangiamo!

Nella foto, in alto: Sonny Vegas contro Eron Sky
Nella foto, in alto: Sonny Vegas contro Eron Sky

E adesso, chi si presenta sul ring? Sonny Vegas contro Eron Sky per il quinto match! Sempre deliziosa e d’effetto, la entry di Eron con la sua spada laser azzurra. Poco tempo fa, se ricordate, eravamo rimaste perplesse sull’identità di Sonny Vegas in quanto lo conoscevamo soltanto con il ringname di Coach Lillo. Ma ha anche il suo nome anagrafico che però non citiamo per ragioni di privacy. Oggi però abbiamo stabilito che potremmo anche chiamarlo Messala, il personaggio co-protagonista nel remake del film “Ben Hur”, che abbiamo visto giusto in questi giorni. Non avete idea delle risate che ci siamo fatte vedendo sullo schermo un “Sonny Vegas” vestito da antico romano combattere su di una biga invece che sul ring. Più che Messala, Messalillo. Voi che ne dite, gli somiglia? Dai, torniamo al match!

Nella foto, in alto: Secondo voi gli assomiglia?
Nella foto, in alto: Secondo voi gli assomiglia?

Sonny dapprima se la fila e cerca di rimandare lo scontro. Il match entra nel vivo quando inizia a tirare un paio di clothesline che Eron schiva inarcandosi a ponte, lasciando l’avversario di stucco ribaltando la mossa in una hurricanrana. Sonny gli afferra una gamba e quello si libera cadendo giù con una spaccata. Cosa che invece, fatta su lui stesso, ha un esito ben diverso. Eron ci delizia con un lionsault, una serie di handsprings e un dropkick bello bello. Però poi tocca a lui andare giù secco con un superkick e subire un tentato omicidio con svitamento di zucca. Ma non può mica fargliela passare liscia: il nostro cavaliere Jedi rifila una scarica velocissima di ginocchiate nello stomaco e la sua honey flash al povero Sonny. Un roll up non serve a nessuno, ma una hellevator di sicuro serve a Vegas, anche se non è abbastanza per lo schienamento. Allora tenta un’impiccagione usando una fascia tolta dal polso, ma l’arbitro lo ferma. Tenta di buttarlo di sotto, ma non gli riesce nemmeno quello. Eron dev’essere molto sudato, perché ora Vegas lo stende sulle corde e cerca di strizzarlo ben bene. Lui si sente meglio dopo il lavasciuga e arriva a infilare una compilation di calcioni tremendi seguiti dalla sua inconfondibile exploder suplex. Qualche tentativo di qualcosa da ambo le parti, una neckbreaker di Sonny ed Eron ci riprova con la exploder modificata e con la wheelbarrow german suplex. Sonny non lo molla, gli sta sempre addosso e ad Eron non rimane che una shiranui per liberarsi e piazzare un bodyslam. Vegas lo demolisce con un superplex e una serie di reciproci rollup non porta ancora alla vittoria di nessuno. Eron cade rovinosamente sull’apron, e la caduta si ripete quando Sonny decide di fargli una tombstone lì, sull’apron, dove si trovano. Quando Eron risale si becca anche una tiger bomb. Reagisce ancora con tutte le forze rimaste – oh, questi qua si stanno menando da più di un quarto d’ora! Ma come fanno? – ma Sonny ci dà dentro con una all-in into crossface  e sembra proprio che la cosa si chiuda qui. A sorpresa, invece, con un ultimo guizzo, Eron mette a segno una tiger suplex e si aggiudica il pin finale.

Nella foto, in alto: Gabriel Bach, Emanuel El Gringo e Hardcore Cassi
Nella foto, in alto: Gabriel Bach, Emanuel El Gringo e Hardcore Cassi

Sesto match: Gabriel Bach contro Hardcore Cassi contro Emanuel El Gringo. Un bel triple threat! Dai, che ci divertiamo! Iniziano Cassi ed Emanuel a suonare il povero Bach che dopo uno stereo hiptoss non perde tempo a defilarsi. Cassi mette a segno una serie di armdrag, un superkick e una bulldog. Emanuel lo stende sulla terza corda, va per tirarlo giù, ma l’arbitro lo allontana e noi pensiamo che gli dica: è ancora bagnato, aspetta che si asciughi bene”! E siccome gli preme di iniziare a stirare, fa fuori l’arbitro e torna da Cassi, ma questi lo precede e se ne va. Torna Gabriel e propone una coalizione per eliminare Cassi velocemente. Ma Hardcore non è stupido e prima tramortisce Emanuel con una jawbreaker (Boh? Non si vede niente, immaginiamo fosse quella) poi inizia il festival delle chop e una sarabanda di fior di ceffoni che si conclude con una rolling neckbreaker di Bach su Cassi. Hardcore va giù di nuovo per una snapmare di Emanuel seguita a ruota da un dropkick di Gabriel in pieno muso. Si rialza e Bach gli tira anche un suplex. Dato che Emanuel non vuole essere da meno gli tira un fisherman suplex giusto per variare qualcosa. “Mia è la vendetta” dissero il signore e anche Hardcore Cassi, e scansandosi in tempo manda Emanuel a tirare una zuccata tremenda nei gioielli di famiglia di Gabriel, dopodiché inaugura la sagra del lariat che si conclude con una DDT con neckbreaker su entrambi gli avversari. Tenta lo schienamento ma non è ancora il momento giusto. Mentre Cassi è occupato con urla belluine di guerra e vendetta, Gabriel lo acchiappa al volo e lo lancia via con una rolling samoan drop. Fa in tempo a tirare una enziguiri su Emanuel che si becca una cutter da Cassi, Cassi becca una facebuster da Emanuel (non si vede niente, si vede solo che picchia il muso sul ring). La russian legsweep che Cassi gli regala, invece, si vede benissimo. Sale sulla terza corda, vola su Emanuel con una frogsplash, ma mentre tenta lo schienamento ritorna a sorpresa Gabriel che lo calcia via e lo schiena lui! Musica, Maestro!

A due giorni dalla pubblicazione del pezzo mi informano che questo match era valido per la cintura dei pesi leggeri che Bach è riuscito a mantenere, ma ripeto che non è colpa mia se non ho avuto accesso alla card.

Nella foto, in alto: Doblone contro Riot
Nella foto, in alto: Doblone contro Riot

Settimo ed ultimo match, nonché main event: Doblone contro Riot degli Urban Guerrilla, ovvero “quando il wrestling dà la paga al cabaret”. Già sappiamo che la vena comica di questi due è irresistibile… che ci faranno vedere, stasera? Ci verrà mal di pancia dal ridere? Cominciamo bene: con una bottiglia che viene sequestrata come si fa coi ragazzini delle scuole medie che portano in classe qualcosa di illecito. Si parte a rilento con un po’ di chain, capriole e qualche armdrag, poi Riot schiaccia un piede al pirata. Doblone gli restituisce la pedata non appena il Guerrillero torna ad avvicinarsi. Uno mostra la panza, l’altro gli mostra le chiappe, poi cominciano una specie di danza tribale Masai in cui entrambi saltellano su uno o due piedi cercando di schiacciarli all’avversario. Ne fa le spese il povero arbitro Matteo, perché non riuscendo a farsi male tra loro due, li pestano a lui, tra le risate generali. E allora adesso è Matteo a pestarli a quei due, così imparano. Avete mai visto un arbitro così? Le risate omeriche arrivano fino a su, nel cosmo. Riot si leva la canotta, Doblone la afferra al volo e inizia a brandirla come fosse una muleta e lui un toreador. Dopo la corrida, Doblone riesce ad atterrarlo, gli blocca i piedi come per un figure four ma invece di portare avanti una mossa normale gli rimette la maglietta, però tirandola in modo da infilare nel bordo inferiore entrambi i piedi, incastrandoli dentro in modo che non possa più districarsi. Risate ed applausi scrosciano fragorosi. Deve intervenire Lenders a liberare il povero Riot, o sarebbe lì ancora adesso con la maglia sui piedi, ad ululare alla luna. Appena si libera e cerca di tornare alla carica, si becca una atomic drop e diventa signorina. Una facebuster lo spiaccica al suolo come un’anguria tirata dal terzo piano. E allora, per riprendere fiato va a sedersi tra il pubblico. Quando il Guerrillero si rialza e si dirige verso il ring, l’altro gli tira le mutande da dietro verso l’alto, e siamo dell’idea che ad un uomo faccia male. Anzi, malissimo. Restituisce immediatamente la faccenda, e anche Doblone diventa signorina. Comunque, credeteci: raccontare queste cose può far ridere o meno. Essere lì, viverle, guardare questi due che fanno gli scemi, le loro facce, la mimica, la naturalezza con cui portano avanti la recita, ragazzi, che meraviglia! Riprendiamo la narrazione! Ora il nostro pirata fa sedere Riot sulle gambe di uno spettatore, gli tira su la maglia e lo choppa. Lo fa inginocchare davanti ad un bambino del pubblico e lo fa choppare anche da quello, nel tripudio generale, in un coro di “Holy Shit! Holy Shit!” Fa il giro di tutti i bambini del pubblico per farlo choppare, e lui strilla ogni volta come se avesse ricevuto colpi mortali. Chissà questi bambini se si ricorderanno della pantomima a cui hanno partecipato, quando saranno grandi? La situazione si ribalta: ora è Riot che porta a spasso Doblone. Ciliegina sulla torta, lo mette in ginocchio davanti ad Alice (nostra vecchia conoscenza) e cerca di fargliela baciare. Meglio ancora, Doblone svicola, acchiappa Riot e cerca di fargli baciare l’Emanuele Violli (altra vecchia conoscenza di tutto il wrestling italiano), seduto accanto ad Alice. Le risate non hanno più confine e ci si tiene la pancia dal ridere. Talmente di gusto che i marziani sapranno che sulla Terra c’è vita e si fa cabaret. Ora tornano sul ring e il pirata viene malmenato con una backbreaker e vari tentativi di decapitazione sulle corde, soprattutto da parte di Lenders mentre l’arbitro non vede. A sorpresa, Doblone solleva il monumentale avversario e gli affibbia una Fireman’s carry stunner a cui Riot replica con una backbreaker di quelle da reparto traumatologia, più svariati calcioni, ginocchiate e gomitate. È ancora vivo? Sì, sì. È vivo e vegeto. Ora Riot toglie il cuscinetto da un turnbuckle ma è proprio lui a sbatterci la mano tentando di choppare il wrestler da arrembaggio, che si scansa per tempo. Naturalmente, un minuto dopo è lo stesso Doblone a tirarci sopra una manata pazzesca. E tutti e due, con il metacarpo in pezzettini si tirano una manata reciproca tanto per soffrire un po’ di più. Siccome sono scemi, due volte, che una non bastava. Le risate proseguono con una nuova scenetta in cui sembrano ballerini di can-can: sono in piedi, uno di fronte all’altro e si tirano un calcio che non va a segno perché il piede di ciascuno rimane in mano all’avversario. Una volta, due, tre… ora i piedi finiscono in mano all’arbitro, lì accanto a loro, che per liberarsene li fa girare su loro stessi come trottole. Le risate non finiscono più! Appena l’arbitro Matteo si incazza e gli urla di finirla, ovviamente i calcioni se li becca lui, con il massimo gusto da parte di entrambi e le risate stratosferiche del pubblico. Abbattuto il nemico comune, l’ultimo calcione in stereofonia se lo tirano tra loro due e vanno giù entrambi, fulminati. Matteo comincia a contarli perché non si rialzano più. Arriva a tre poi, con due marroni così, stufo di prenderle, parte a contare velocissimo sperando di chiudere la cosa in fretta. Invece i due si rialzano come fulmini e iniziano a tirarsi fior di ceffoni. Ripartono con la danza dei piedi schiacciati, poi si tirano i capezzoli perché anche quello fa male. E fa ridere. Riot si appoggia alle corde e viene trascinato via con una Rope Hung DDT. Si vendica poco dopo con una Back slide pin e subisce una Crucifix sunset pin. Ne segue una caotica sequenza di rollup e tentativi di schienamento e una cannonball di Riot che appiattisce Doblone come una figurina da incollare sull’album. Ma non sono ancora sfiniti, questi due?  Sono quasi venti minuti che stanno a menarsi come scaricatori portuali! Sì, sono stanchi morti davvero: dopo un tentativo di schienamento Riot si affaccia sulle corde dicendo: “Non ce la faccio più”, e siccome si vede che la cosa non è parte della recita, fa ancora più ridere. Doblone mette a segno la sua Jolly Roger DDT ma lo schienamento conseguente non gli riesce per una interferenza di Lenders che piazza sulla corda una gamba del compagno Riot. Doblone si distrae per andare ad incazzarsi con Lenders e Riot ne approfitta per arrivargli alle spalle, tirargli una cutter spaventosa, ma nemmeno questa chiude la faccenda. Lenders è furibondo e insulta pesantemente il compagno che non è capace di chiudere. Irrompe sul ring come una furia e colpisce Riot con la cintura. Doblone tira un low blow allo scorretto Lenders mettendolo fuori gioco il tempo necessario ad acchiappare Riot ancora stordito e farlo volare alto nel cielo con una Fireman’s carry double knee gutbuster e one, two, three, din din din, here is your champion! Che cintura fosse in palio, non lo sapremo mai. Date le dimensioni, forse era quella di Babbo Natale.

Oh, gente: passate delle buone feste, mangiate, bevete e divertitevi, che “gente felice, il ciel l’aiuta”. Buon Natale, buon Sol Invictus o buon qualsiasi cosa, anche buon ferragosto e buon appetito, basta che sia tutto buono e che qualcosa nella nostra e vostra vita possa andare meglio.

Grazie al Dottor Birrachiara per l’aiuto durante tutto il 2018, grazie a Fabio e Gabri per la consulenza tecnica di questo report, grazie a chi ci ha seguito e soprattutto grazie a chi ci ha denigrato, perché è solo con le critiche che si diventa migliori. Attendiamo i vostri insulti come il deserto attende la pioggia, e vi lasciamo con questa perla di saggezza.

“Un monaco sufi sedeva sotto una palma. Una scimmia gli tirò in testa una noce di cocco. Dato che aveva la testa dura, il frutto si ruppe. Si dissetò con il nutriente latte, mangiò la gustosa polpa e con il guscio si fece una scodella. Grazie per il male che avete creduto di farmi.” Se hai la testa abbastanza dura, ogni noce in testa è una benedizione.

                                                                                                                                                                     Erika Corvo

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