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La mia vita digitale per promuovere il sapere. Intervista con l’avv. Giovanni Bonomo

Nella foto, in alto: l’avv. Giovanni Bonomo mentre spiega

Avvocato Bonomo, Lei che è uno dei più attivi promotori culturali con il Suo Centro Culturale Candide, quale uso fa di Internet e dei social network?

L’uso di Facebook e degli altri social network mi ha insegnato che chi è solo è sempre in buona compagnia e che chi è in cattiva compagnia vive di solitudine chiassosa.

I social network ad iniziare da Facebook sono uno strumento straordinario di condivisione del sapere, stanno cambiando il modo di vivere e di relazionarsi delle persone, dei consumatori rispetto alle aziende, degli utenti rispetto alle società di servizi, dei lettori rispetto alle testate giornalistiche. Sono mezzi di comunicazione partecipativi dell’attuale era digitale che consentono una comunicazione in orizzontale tra i cittadini del globo al di fuori di ogni pensiero egemone o imposto dai poteri, sia statuali che oligopolistici. Anche il mio centro culturale si è sostato sulla Rete: dopo una prima fase di incontri dal vivo che facevo presso la sede in Brera o presso qualche locale o ristorante adeguato in abbinamento ad una cena conviviale, ho portato i miei eventi completamente online, senza le complicazioni e i limiti territoriali e di partecipazione che avevano le mie entrèe des artistes e i miei incontri con l’autore. Mi sono poi concentrato sull’attività editoriale più che conviviale, informando la cittadinanza su temi sociali e di scottante attualità riguardanti la salute pubblica e la libertà di informazione. In sostanza un ritorno alle origini, allo scopo statutario più filosofico del mio CCC, intitolato alla Creatività, Condivisione, Conoscenza, un trinomio ineludibile se vogliamo promuovere il progresso civile e l’evoluzione umana.

Lei è infatti titolare di vari blog e scrive su riviste anche su note testate giornalistiche.

Anche i blog servono, come i social network, a pubblicare i propri pensieri ma in modo più personale, a condividere le proprie riflessioni e opinioni, anche accompagnate da immagini e video. Se ora chiunque, grazie a un personal computer collegato alla Rete può condividere con un pubblico illimitato e planetario qualsiasi informazione, di tipo personale o sociale, è possibile formare dal basso un’opinione pubblica che può arrivare a scuotere i più consolidati governi dittatoriali e i sistemi più autoritari. Le recenti rivoluzioni nei Paesi arabi e la grande crisi dell’economia mondiale basata sulle frodi delle banche sono state favorite dall’uso di Internet, che consente la formazione di opinioni indipendenti e l’elusione dei controlli cui sono soggetti i media tradizionali. Del resto la tecnologia informatica alla base di Internet e i programmi basati sull’Open Source, con contributo progressivo e creativo di più menti, sono espressione di uno spirito libertario, democratico e creativo che resta aperto al potenziale contributo di tutti. Si assisterà in seguito, a partire dall’anno 2009, alla rivoluzione della moneta digitale, con il protocollo Bitcoin e la Blockchain.

Lei ha quindi un’intensa vita digitale, ma questo non interferisce con la Sua professione e magari con gli stessi rapporti umani per le relazioni “dal vivo”?

Per niente, anzi, tutto viene arricchito in termini di conoscenza e di informazione, e pure di nuove amicizie più solide: quando si vola alti con il pensiero si conoscono – e ci si relaziona con – sempre più persone valide. Mi piace considerarmi sempre connesso con il mondo e il mio tempo speso in Internet non va mai a discapito né della professione – dato che con il PC ci lavoro e che sarà a breve il punto terminale del professo telematico e delle udienze online – né dei rapporti umani né del tempo speso a coltivare la mente (con gli scacchi) e il fisico (con la palestra, da cultore del biohacking) e della buona musica. Nella mia attività di imprenditore digitale ho a che fare non solo con i c.d. nerd ma anche con millennial (i nati tra il 1981 e il 1996) che condividono la mia stessa visione sul futuro. Ma trovo anche felici corrispondenze e produttivi confronti, la stessa impostazione scherzosa e curiosa, anche con i nativi del terzo millennio, dopo l’anno 2000. In questo senso mi considero davvero l’uomo senza età. Del resto ho sempre creduto nell’intelligenza collettiva: non mi considero migliore degli altri, ho qualità particolari ma c’è chi mi sovrasta in altre, quindi scelgo costoro, più abili di me, con cui collaborare… scelgo sempre i migliori.

Ma quando è iniziata la Sua passione per l’informatica?

Nello studio paterno dell’illustre genitore avv. Aldo Bonomo, in opposizione alla sua totale inossidabile avversione per il PC, che gli faceva perfino paura, e a tutto ciò che poteva semplificare il suo frenetico e incessante lavoro. Di questo ho sofferto molto, pur essendo riuscito alla fine in parte a farmi ascoltare, avendo creato il primo Closed User Group tra lo Studio Legale Bonomo e il gruppo Fininvest, la principale cliente, con una linea dedicata che evitava la linea telefonica normale consentiva telefonate dirette con gli studi di R.T.I. a Milano e Roma a costi notevolmente ridotti. Ricordo che l’ingegner Ronzoni si dedicò alacremente al mio progetto, realizzando questo risultato di cui mio padre alla fine prese atto, senza mai rendermene però merito. Di questa avversione paterna per le nuove tecnologie non mi davo pace, anche perché vedevo mio padre spegnersi lentamente di superlavoro, per il ruolo delicato che aveva oltre alla professione di avvocato, quando tutto avrebbe potuto invece semplificarsi e il suo genio giuridico esplicarsi ancor più in termini produttivi per lo studio e di salute per lui. Forse ora sarebbe ancora vivo! Il fatto poi di non essere riuscito a impormi, per il rapporto conflittuale con lo stesso, mi fa sentire ancora in colpa, insomma il mio trascorso lavorativo presso lo studio paterno mi ha profondamente segnato, ma come si suol dire ciò che non ti distrugge ti rafforza e ora eccomi qui con il mio bagaglio di conoscenze e di stile e tutto devo al compianto genitore, dalla capacità di ragionamento critico allo stile e rigore nello scrivere.

Perché Centro Culturale Candide?

Nella foto, in alto: un bel momento al Circolo Culturale Candide

Perché qui la persona, con il proprio bisogno di crescita interiore, i suoi problemi relazionali, la sua curiosità intellettiva, la sua capacità creativa, è al CENTRO. Per una reale condivisione del sapere. Candìde continua la sua missione laica e liberale contro la povertà dell’ignoranza, contro l’esclusione dei più dai circuiti informativi, culturali e ri-creativi. Quindi Centro (non circolo) Culturale Candìde. Ma questa mia intuizione e creazione la devo anche alla compianta madre Lorenza Franco, umanista, fine letterata e poetessa. Per questo il mio Centro Culturale Candide si propone, oltre alla diffusione del PENSIERO critico, la rifondazione di una SPIRITUALITÀ dell’uomo al di là di ogni religione. Il logo raffigura un fior di loto stilizzato che richiama la struttura atomica semplificata secondo il modello dello scienziato Niels Bohr, con la peculiarità che il nucleo-pistillo è a forma di cuore e si eleva al di sopra delle orbite degli elettroni, a significare la CRESCITA spirituale dell’uomo e l’amore per il sapere.

Perché insiste sull’importanza della condivisione del sapere?

Perché ormai il progresso dell’umanità si fonda sulla condivisione della conoscenza e sull’unione di più menti e intelligenze. Sono finiti i tempi dei grandi geni del passato come Leonardo da Vinci, che concentrava in sè un’incredibile interdiciplinarità. Siamo in un’era di tecnologia avanzata e in continua evoluzione che rende possibile quel fenomeno di apprendimento e di comunicazione collettivi che crea una sorta di supermente o General Intellect, concetto utilizzato, nel campo del diritto, per spiegare l’Open Source, frutto di un processo di formazione continuativa e decentrata della conoscenza condivisa da più programmatori che sommano le loro intelligenze. Quando si passerà dall’informazione sui fatti e sugli accadimenti ad un’informazione su dati – siamo già nell’era di Big Data – e nozioni scientifiche, in un’era di sperabile tranquillità e di pace per i cittadini nel mondo e di accessibilità universale alla conoscenza, uno svegliarsi delle menti interconnesse sarà inevitabile. Poiché ogni mente sarà il prodotto di un’interfaccia informatica innestata su un substrato biologico, il cervello, vi sarà un’esplosione di intelligenza collettiva e si entrerà in un’era post-umana. Penso quindi che l’umanità succederà a se stessa, in una specie altra da sé, e che qualsiasi ingiustizia sarà temperata dalla profonda coscienza delle nostre radici. L’immortalità, o quantomeno una vita tanto lunga quanto si riuscirà a tenere in vita l’Universo, una volta esplorato, sarà a nostra disposizione. La capacità di comunicare su varie ampiezze di banda, più elevate della parola e della scrittura, comporterà il superamento del concetto di “io” e di coscienza, e la consapevolezza di sé potrà essere aumentata o ridotta per adattarsi alla natura dei problemi da risolvere. “La creatività è contagiosa. Trasmettila!”, disse Albert Einstein, il quale aveva già compreso l’importanza dell’Intelligenza Collettiva.

Lei ama definirsi anche imprenditore digitale e visionario, sta realizzando progetti innovativi?

Nella mia attività di divulgatore e editorialista era inevitabile l’interferenza con l’imprenditoria digitale, con il mondo di Internet e con le sue reti commerciali, i suoi schemi più o meno virtuosi di “entrate automatiche”, con il trading, con le criptovalute e la nuova finanza decentralizzata. Diventa impossibile, in definitiva, non sviluppare e maturare idee nuove, anche di riflesso a quelle già realizzate da altri, magari perfezionandole o migliorandole. Di recente ho costituito la CxT SrL, di cui sono vicepresidente, insieme a due soci, con l’obiettivo ambizioso di unire i migliori professionisti del digitale per sviluppare idee innovative nel campo della finanza decentralizzata e non solo, puntando all’eccellenza. Ma alcuni mesi prima ebbi a costituire, sul finire dell’anno 2021, l’associazione di promozione sociale Crypto per Tutti, perché così come Intenet è per tutti, anche la conoscenza delle criptovalute deve essere accessibile a tutti. Mancava infatti in Italia un’adeguata educazione sulla criptofinanza ed è giusto che, chi vuole andare sulla Rete – giovane o anziano che sia – trovi ora le linee guida per agire in modo virtuoso evitando i rischi.
Per il resto continuo la mia attività di divulgatore, oltre il diritto, con il mio blog giornalistico di aggiornamento sul digitale Ultime-Notizie.net. Sto anche sviluppando progetti innovativi miei personali di cui adesso non posso parlare.

Che cosa pensa del digital marketing di oggi?

Le Università e le scuole in genere non insegnano marketing perché considerano la materia appannaggio di consulenti privati, inoltre le retribuzioni dei docenti universitari sono troppo basse, almeno rispetto a ciò che si può guadagnare facendo consulenze in grandi aziende. Ma fino a quando il digital marketing non diventerà “accademico” non si potranno avere nuovi talenti e imprenditori di successo, specie in un contesto come quello italiano in cui l’impresa viene soffocata sul nascere da un regime fiscale insostenibile. Tra gli obbiettivi di CxT è anche di portare l’insegnamento del digital marketing a livello universitario, focalizzando l’attenzione sulla condivisione e sulla creatività piuttosto che sul fare soldi ad ogni costo. Il digital marketer di successo è colui che afferma, prima di tutto, la sua creatività a beneficio dell’imprenditoria e delle start-up innovative, con l’obiettivo di individuare le linee innovative e più significative che possano sostenere il nostro sviluppo economico, culturale, politico.

— Intervista a cura di Carla Rossi

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