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Bill Viola e i suoi video

Bill Viola, nato nel 1951 a New York. La sua formazione avviene in varie parti del mondo in quanto si sente ricercatore. Sperimenta l’arte con le video installazioni, in un contesto artistico dove l’America nella prima metà degli anni Settanta vede nel video grandi potenzialità. Questo tipo di arte agisce in parte come protesta per la commercializzazione del mondo dell’arte. Protagonisti di questo tipo di arte sono Andy Warloo e Yoko Ono. Quando il video negli anni Settanta e Ottanta viene integrato con l’installazione troviamo nello spazio galleristico o museale video insieme ad oggetti. Il video non sostituisce ma concorre con altri mezzi figurativi all’efficacia dell’intervento dell’artista. Il video diviene la performance, teatro, poesia come evocazione di significati simbolici visioni e sogni. Bill Viola inizia la sua carriera artistica affiancando i padri fondatori della Visual art: Bruce Nauman e Nam June Paik. In Italia si laurea nel 1973, all’Università di Siracusa in Studi Sperimentali. Geniale nel coniugare tutto ciò che poteva offrire l’America di tecnologico con la conoscenza dei grandi artisti italiani del 1400 in poi. Gli elementi, il medium che fa scoprire l’opera l’anima sono gli elementi della filosofia Zen e cultura Giapponese. Nel 1980 in Giappone trascorse diciotto mesi con una borsa di studio di scambi culturali. Con il soggiorno in Giappone, praticò la meditazione Zen, la pittura Zen, il Buddhismo, l’Induismo. Gran parte delle opere di Viola ruotano attorno a cinque elementi fondamentali: cicli vitali, oscurità, luce, spazio, suono, che l’artista definisce di «vitale importanza per la comprensione dell’essere». L’importanza di questo numero è segnalata dallo stesso Viola nelle pagine di uno dei suoi taccuini in cui elenca i cinque skandha, cioè i cinque elementi costitutivi dell’esistenza, secondo il pensiero Buddhista e precisamente: forma, sensazione, percezione, fattori di composizione, coscienza. Un’opera dove utilizza questi elementi è Migration e un’altra opera, Hatsu Yume e Five Angels for the Millenium, in cui il suono dell’acqua come suono primordiale è usato per rafforzare l’azione. Il carattere ciclico di ciascuna proiezione può fare pensare alla nascita, alla vita, alla morte e alla ri-nascita. Il racconto che Viola fa, con i suoi incredibili video proiettati in alta definizione su enormi schermi piatti a una velocità oniricamente lenta e fluida, ripeteva a suo modo lo stesso concetto. Un enorme sala buia al centro della quale un grande televisore. Gran parte delle opere di Viola trattano temi che da sempre interrogano l’uomo: mente, percezione, realtà, anima, vita, morte, trascendenza. Nel 2013, l’opera The Raft, viene esposta a Palazzo Te di Mantova in stretto dialogo con l’affresco di Giulio Romano della Sala dei Giganti. Il perché di questa installazione è: “Ho capito che i cosiddetti maestri del 1300 del 1400 e del 1500, non erano altro che giovani radicali. Masaccio, Michelangelo, Raffaello erano artisti condizionati dalle nuove idee tecniche e scientifiche”.

bil viola

Nella foto, in alto : video installazione di Bill Viola

 

Stefania Monciardini

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