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La storia del Sumo

 

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Nella foto, in alto: due sumotori

Il Sumo (pronunzia “Sumò) è una forma di combattimento antichissima, nata originariamente in India e poi diffusasi in Cina. Nato dapprima come rito religioso si è poi diffuso come forma di intrattenimento presso la corte imperiale per poi diventare disciplina militare e infine attività sportiva. Diffusosi inizialmente in Cina durante la dinastia Zhou come forma di combattimento primitivo e cruento (chikara-kurabe), con il passare del tempo il Sumo subisce un’evoluzione che lo porta ad essere un vero e proprio rituale da compiere al cospetto dell’imperatore. Introdotto in Giappone grazie all’influenza coreana  intorno al V secolo esso figura nel Kojiki, il più antico documento letterario nipponico del 712 d.c. che ricostruisce la storia del Giappone e della famiglia imperiale dalle origini sino al regno dell’imperatrice Suiko. Malgrado i primi combattimenti si siano svolti nel VII secolo, durante il regno dell’Imperatrice Kogyoku,  i tornei  di Sumo diventano regolari solamente due secoli dopo. In questo periodo i combattenti iniziano a prender parte a tornei viaggianti per tutto il Giappone e i migliori partecipano allo Sechie (festival organizzato al settimo giorno del settimo mese di ogni anno i Giardini Imperiali). Alla fine del VIII secolo le tecniche di combattimento vengono rielaborate e il Sumo diviene un gioco sofisticato ed elegante praticato dalle classi nobili. Dopo un periodo di instabilità e guerre tra il XVII e XVIII secolo i Samurai, nella suddivisione gerarchica della società, vennero posti al di sopra di artigiani, mercanti e contadini. Sempre in questo periodo venne introdotto il Sumo da strada (attività proibita dalle autorità nel 1648). Nel XVIII secolo il tempio di Fukugawa Hachiman dapprima e il tempio Eko-in (dal 1833 residenza ufficiale del Sumo) poi diventano i templi più importanti dove si tengono i combattimenti. Nel 1909 viene inaugurato il primo stadio nazionale di Sumo, il Kokugikan. A partire dagli anni sessanta del Novecento i lottatori provenienti da diverse parti del mondo vanno in Giappone per imparare questa disciplina sportiva. Nel 1983 viene fondata a Tokyo la International Sumo Federation (ISF), la federazione sportiva internazionale riconosciuta dal Comitato olimpico internazionale. Nel 1985 viene inaugurata, nei pressi della stazione Ryogoku, una nuova struttura capace di ospitare 11.000 persone. Attualmente in Giappone si tengono sei grandi tornei di Sumo (nei mesi dispari) della durata di 15 giorni ognuno (tre a Tokyo e tre a Osaka). Le categorie nelle quali vengono suddivisi i lottatori sono: makunouchi e juryo, makushita, sandanme, jonidan e jonokuchi. Al vertice della classifica vi è lo Yokozuna. Un lottatore per raggiungere tale grado deve o vincere due tornei di fila oppure ottiene punteggi altrettanto degni e possiede le qualità morali necessarie. Egli infatti incarna l’ideale di lottatore di Sumo. Gli atleti di questa disciplina del Sol Levante sono conosciuti, anche, con il nome di sumotori.

 

Erika Fumagalli

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