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Rising Sun, Rise of the Angels. Pero, 23 giugno 2018

Ci scusiamo del mostruoso ritardo, ma siamo state sommerse da un overbooking di impegni e le giornate hanno sempre e soltanto ventiquattro ore. Impegni che hanno rubato ore e ore di sonno, tant’è che la carenza di riposo è così pesante che ormai ci si addormenta dovunque: sull’autobus, sulla sedia, sulla tastiera del pc, sul lavoro durante la pausa, e se qualcuno non ci sveglia per tempo sono guai! Oggi facciamo uscire la prima parte, la seconda , tra qualche giorno. Abbiate pazienza. Abbiate pazienza e cinquemila lire, diceva Totò. Ce la faremo.

Bello come al solito, essere qui! La sensazione di compiere un rito festoso come la scampagnata “fuori porta” di Pasquetta o il rinfresco dopo la Comunione. Oggi sono arrivati tutti presto perché l’evento prevede due stage, e il primo inizia alle diciotto. Ci sono tutte le premesse perché lo show sia ricco, vario e ciccioso: atleti di tante federazioni sia italiane che straniere, e i nomi sono il meglio sulla piazza. Abbiamo il privilegio di sbirciare la card, e man mano che leggiamo ci facciamo prendere dall’entusiasmo. Mr Rising Sun, Fabio Tornaghi, stavolta ha superato sé stesso: i match sono favolosi e sono stati messi insieme con una precisione chirurgica. Ogni incontro vede coinvolti atleti di pari bravura, perfettamente equilibrati sia nel caso di senjor contro senjor che nel caso di senjor contro junior. E mica pochi: una valanga! Sei ore filate di fuoco di fila, roba da gourmet, da leccarsi le dita dopo aver fatto indigestione. Fabio ci confessa di avere compiuto queste scelte in base alla sua esperienza, alla profonda conoscenza del carattere e delle capacità degli atleti, riuscendo ad ottenere una buona amalgama di caratteri tra loro compatibili. Sa “chi sta bene con chi”, chi sia capace di jobbare (fare in modo che l’avversario possa essere messo in luce) e chi invece voglia o sia giusto far brillare. Ciliegina sulla torta, stasera c’è Angelico! A vedere i suoi video c’è da rimanere strabiliati, eppure è un ragazzo giovanissimo: ha compiuto il mese scorso ventun anni! È nato a Johannesburg in Sud Africa, è stato allenato da Ultimo Dragon ed altri grandi, ed ora è un atleta altamente acrobatico che combatte in Lucha Underground. Un cristone di un metro e novanta. Bello, solare, fisicato a dovere, e non vediamo l’ora di vederlo sul ring, in azione. Pensate che per averlo, il buon Tornaghi, non avendo a disposizione qualche miliardo da spendere per l’ingaggio, ha giocato la carta vincente dell’ospitalità made in Italy: cibo e alloggio in contesto familiare, giro turistico e “fidati che torni a casa soddisfatto”. Secondo noi, Mr Rising Sun sarebbe in grado di convincere Kim Jong Un a denuclearizzare la Corea del Nord e di far mangiare Trump con le bacchette cinesi. Ogni volta lo vedremmo bene in qualche ruolo istituzionale: bene, oggi lo proponiamo come segretario dell’ONU.

Noi siamo qua dalle 13.30 e dopo aver valutato il numero degli incontri, i tempi e gli orari, realizziamo che la card è talmente fitta che se non ceniamo entro le 16.30 non riusciremo più a mettere qualcosa nello stomaco. Di necessità virtù, e allora viva la pizza alle 16.30!  Infatti nemmeno un’ora più tardi la sala inizia a riempirsi in modo considerevole nonostante questo sia il primo weekend estivo e la gente inizi ad andare al mare. Quanti spettatori saranno? Alla fine per ciascuno stage sono occupati intorno ai centotrenta posti.  Anche se alcuni hanno il biglietto per entrambi gli spettacoli e quindi le facce sono sempre le stesse, comunque hanno pagato il biglietto doppio e l’incasso è certo.

Stavolta non saremo noi ad occuparci degli attire degli atleti, e chissà mai che riusciremo ad informarvi di quello che succede tra un match e l’altro. Ci hanno rimproverato spesso di non raccontare ciò che avveniva: proclami, storyline e battibecchi. Ma come potevamo farlo se al termine di ogni incontro si zompava nel backstage con le braccia cariche di indumenti e si tornava al nostro posto di corsa, solo dopo averli resi ai legittimi proprietari?

Dai che si comincia! Il primo match dà il via al primo torneo a squadre nella storia del wrestling italiano, e per giunta con atleti internazionali. Un ITTT, ovvero International Tag Team Tournament e ad inaugurarlo sono gli A2A (non c’entrano niente con l’omonima azienda elettrica milanese: la sigla significa Addicted to Adrenaline, ovvero “adrenalinadipendenti” per chi non sa l’inglese) e i BBB (Nick Lenders e Mirko Mori): Brixia Bone Breakers. Di solito il match di apertura è una specie di roba mediocre giusto per scaldare la scena… ma qui si parte col botto, invece, e più che un opening sembra un main event! Gli A2A sono due  ragazzini inglesi, nemmeno maggiorenni. Ma che gli danno da mangiare, al loro paese? Al posto del latte gli ficcano nel biberon carburante da missili? Distinguerli è facilissimo: Joe Lando sembra il clone di Akira, Harrison Bourne è “l’altro”.

Nella foto, in alto: Mori e Lenders contro Lando e Bourne, match di apertura del torneo
Nella foto, in alto: Mori e Lenders contro Lando e Bourne, match di apertura del torneo

Iniziano Nick Lenders e Harrison Bourne. Lenders ha più stazza, si vede lontano un miglio che è più “anziano” e pensa per questo di avere vita facile, finché non si accorge che invece che su di un ring è finito in un flipper e Bourne è la pallina. Rimbalza su e giù, sopra e sotto, rotola, fa capriole e salti mortali. Atterrato da un bellissimo crossbody, il Goleador pensa sia meglio defilarsi e dare il tag a Mirko. Anche gli A2A si danno il tag e Joe Lando, sosia sputato di Akira, si dimostra altrettanto acrobatico e scattante. Iniza subito con un armdrag, si prende gioco di Mori con una serie di handsprings, un armdrag e uno springboard hurricanrana seguito da un fulmineo dropkick. Ora gli A2A sono entrambi sul ring. Strapazzano Mori con un double hiptoss, handspring in stereofonia e doppio dropkick più un aided diving back senton, tanto per gradire, e mettiamoci anche una Standing Shooting Star Press, che fa bene alla salute. Tutto questo in meno di quattro minuti. Sì, sì, altro che “non c’entrano niente con l’azienda elettrica”, questi due trappolini fanno scintille! Va bene, anche Mori sa suonarle e saccagna Lando con un elbow smash. Rientra Lenders che cerca di pareggiare i conti con grinta e determinazione. Prima cerca di svitare una mano di Joe, poi sembra voglia staccargliela a morsi. Si vede che non è buona, perché dopo averla assaggiata butta via l’avversario tutto intero con una t bone suplex. Rientra nuovamente Mori e bodyslamma il poveretto.  Invece di “Mirco Mori” il pubblico cantilena “Mirco Muori!“. Rientra Landers e visto che tra pochi giorni c’è il Gay Pride, invece di picchiare Lando, lo graffia. Torna alle sue virili attitudini ma l’inglesino lo sbeffeggia sgusciandogli di sotto il naso. Gli rimbalza via con un backflip evasion e poi lo spatascia ben bene con uno springboard moonsault press. Nuovo cambio, ma entrano un po’ tutti. Un handspring moonsault magari non facilita la digestione, ma di sicuro fa bene alla salute. Soprattutto quella del pubblico che guarda. La strabiliante performance acrobatica del duo d’Oltremanica prosegue in un crescendo spettacolare: springboard enziguiri kick in combo con una DDT, ropehung codebreaker in combo con un double jump moonsault, e ancora  reverse frankesteiner, canadian destroyer , shooting star press che va a vuoto e viene “reversata” con una cutter al volo. Vi rendete conto che in meno di dieci minuti abbiamo visto più mosse – e tutte spettacolari – di una stagione intera in WWE? Ma chi ha più voglia di perdere tempo a guardare quelle primedonne viziate e pretenziose, quando abbiamo questi qua in Europa, in casa nostra o dietro l’angolo? Ah, già… hanno vinto i Brixia Bone Breakers, ma come al solito, non ce ne frega niente. Con questa roba qua, per noi, ha vinto il wrestling.

Ok qui abbiamo fatto la “lista della spesa” elencando ogni mossa perché era giusto e doveroso, ma se dovessimo farlo per tutti e quindici match della serata, la Divina Commedia, a confronto, diventerebbe un opuscolo.

Nella foto, in alto: TG vs Darren Allen
Nella foto, in alto: TG vs Darren Allen

Secondo match, valido per il PWE Unified Title. TG the Italian Immortal vs Darren Allen. Una volta si diceva “difficile essere presidente dopo Pertini”, o “difficile essere papa dopo Wojtila”, ad indicare che dopo qualcosa di spettacolare è difficile che la gente ti noti. Come si fa a fare qualcosa di eclatante, dopo un match come quello appena visto? E dire che TG e Allen, di cose ne sanno fare e ne fanno anche loro ampio uso! Molto tecnici, molto chain. Uno passa di qua e l’altro passa di là, io vado sopra e tu vai di sotto, che sembra il gioco delle cordicelle tra le dita.

Nella foto, in alto: tu passa sotto che io passo sopra. Il gioco del Ripiglino
Nella foto, in alto: tu passa sotto che io passo sopra. Il gioco del Ripiglino

Darren scherza usando il braccio di TG per un gesto irriverente, ma in ogni caso, scherzi e gags a parte, ha delle buone basi tecniche. Si fa notare con un dropkick altissimo, un kip up fulmineo e poco dopo un diving dropkick . Tg reagisce in modo egregio ma c’è poco da fare contro un one arm over the head. Poco dopo, Darren gli affibbia un bigboot sul muso, un enziguiri da paura e un brainbuster. Ma nulla può quando Tg gli sciroppa una tigerbomb e chiude la faccenda. Match rilassante, classico, senza sbavature. Si potrebbe incorniciarlo e regalarlo alla mamma per Natale.

Intermezzo di gossip e cazzate varie.

Nella foto, in alto: Il grigio Bertelli contro il variopinto Cuozzo
Nella foto, in alto: Il grigio Bertelli contro il variopinto Cuozzo

Il tifo lo dirige l’indistruttibile Carlino Forchini, e allora tutto va bene e il pubblico ben risponde alle sue sollecitazioni. È lui che fa partire i cori, inventa cazzate per interagire con gli atleti, sbeffeggia, scherza, e come al solito, le prende un po’ da tutti. Per fortuna sa stare magnificamente al gioco, perché lungo tutta la serata, ogni tanto qualcuno gli passa accanto e gliele suona. Così, perché è uno sport nello sport menare il Carlino.  Stasera è seduto accanto ai ragazzi del “Fan Cool Club” e si sono portati dietro armonica a bocca, kazoo e bolle di sapone con cui sottolineare i momenti topici dei vari match.

A bordo ring si aggirano due fotografi doc: Bertelli Eminenza Grigia e Giuseppe Cuozzo, l’Uomo dal Mirino d’Oro ma anche di vari colori. Cuozzo è vestito che sembra una tavolozza variegata, Bertelli si mimetizza nel grigio della giungla d’asfalto. A vederli insieme sembrano la pubblicità dei Foglietti Acchiappacolore per lavatrice: hai un fotografo da lavare? Se non usi l’Acchiappacolore, dopo venti lavaggi te lo ritrovi tutto scolorito!

Nella foto, in alto: Team Pirates along Road vs Team Whitewolf
Nella foto, in alto: Team Pirates along Road vs Team Whitewolf

Terzo match: secondo quarto di finale per il Torneo Italiano a Squadre: Pirates Along Road vs team Whitewolf. Questi ultimi non li abbiamo mai visti ma sappiamo che anche se sono spagnoli combattono spesso e volentieri in Inghilterra, un po’ in tutte le federazioni, come il prezzemolo. E se li chiamano dappertutto, allora si vede che sono bravi e che possiamo aspettarci belle cose, da loro. Sono A-Kid che ha la barba e Adam Chase che non ce l’ha. Iniziano Doblone e Chase, e quest’ultimo apre le danze con un bel dropkick. Volendo fare qualcosa di nuovo, arrotola un braccio di Doblone in senso inverso a quello naturale. Ma che male deve fare, ‘sta cosa? Il pirata si vendica subito con una magistral cradle, poi entra A-Kid. Steve McKee rimpiazza Doblone. Dopo un dropkick basso chiede l’aiuto del compagno di tag e danno spettacolo con un bulldog eseguito in combo con single knee facebreaker. McKee esce ma Doblone chiama nuovamente il touch allungando un piede verso il compagno. Cercano di mettere su una qualche combo ma A-Kid gli rovina i piani. Li manda a sbattere tra loro e stende Steve, dapprima con un bel dropkick e poi con un suplex favoloso. Nel frattempo è rientrato Chase che prova a svitare la zucca di del povero cowboy rinnegato. I Whitewolf mettono a segno una bella pendulum backbreaker in combo con running dropkick sul povero Steve. Questi non cede e vuole passare all’attacco, ma il dropkick di Chase è altissimo e degno di un’impresa di demolizioni. Il nostro Pirata Along Road si vendica con un flyng forearm tremendo. Rientra Doblone e la pirateria vive un momento magico: all’arrembaggio! Massacro, strage, carneficina sulla tolda, piazza pulita della ciurma nemica. Divertentissimo il tentativo di suplex a trenino in cui Doblone, primo della fila, si attacca a qualunque cosa pur di non volare via: alle corde, ad una benda che lega alle corde, ai calzoni dell’arbitro Malalana che, rischiato di rimanere in mutande, si vendica immediatamente tirando in su le mutande di Doblone, infierendogli una violenta strizzata alle parti intime. E adesso, gran finale a base di calcioni per tutti, offerta speciale, fatevi sotto che ce n’è anche per voi! Di tutti i tipi, in varie altezze dal suolo, in ogni variante di mossa! A te, a me, a lui, all’altro, agli amici, ai nemici, olè, viva la sagra del calcione! Ora è Chase a stendere Steve con un dive micidiale, però poi McKee gli reversa un tentativo di vertical suplex in elevated ddt. Malalana viene distratto con la bottiglia di rum di Doblone e mentre lui cerca di passarla a qualcuno fuori dal ring, succede qualunque cosa in un crescendo eccezionale che si conclude con McKee sfrittellato al tappeto da una sequenza micidiale: codebreaker, german suplex e subito dopo un doppio superkick, senza nemmeno il tempo di dire “beh”! Eh, sì, bravi davvero questi ragazzi spagnoli! Tornaghi, ce li riporti, qualche volta?

Nella foto, in alto: Akira vs Nemesi
Nella foto, in alto: Akira vs Nemesi

Se non fosse ancora abbastanza, adesso arriva un altro match da leccarsi le dita: per la Rising Championship, arrivano “Akira il volatile dalle piume di fuoco” contro Nemesi che più che “Mezzo Demone” sembra “mezzo bravo e l’altro mezzo ancora più bravo”. Tifo da stadio, da subito, adrenalina alle stelle. L’entusiasmo che ci mettono questi due nel fare qualunque cosa è talmente spettacolare che uno se li immagina che ringhino e facciano le facce cattive anche mentre stappano una Coca Cola o si allaccino le scarpe. Iniziano subito con un pezzo di bravura: una variante del cradle pin da parte di Nemesi che viene poi riversata in backslide pin da parte di Akira. Poco dopo Nemesi tenta un calcio, Akira gli acchiappa il piede al volo e lo consegna all’arbitro Cesana come se fosse un bel regalo, così ha tutto il tempo per esorcizzare il nostro Mezzo Demone. Nemesi zompa su in una hurricanrana che sorprende in pieno Akira, poi gli propina una fisherman suplex. Il Piccolo Fulmine non ci sta. Ne prova di ogni per avere la meglio sul rivale, e il suo crossbody stratosferico batte il record di Baumgartner (quello che si è buttato da diecimila metri dalla navcella sponsorizzata Redbull). Nemesi gli rende la pariglia poco dopo. Volendo infierire, quando Akira tenta una tilt o’whirl, se lo carica sulle spalle e lo butta via con una cradle suplex. Il giovane bergamasco non ci sta e piazza una tornado ddt  per poi cercare di completare l’opera con una swanton bomb, ma Nemesi si sposta e Akira lo manca clamorosamente spalmandosi al tappeto. Appena si rialza si becca un bigboot e un brainbuster. A questo punto si limitano ad un fighting spirit, che dopo dieci minuti non si sa come facciano a stare ancora in piedi. Ma si ripigliano subito e un bigboot per uno fa male a nessuno. Un crossbody in corsa diventa un double down, e almeno riprendono fiato tutti e due. Ora Nemesi vorrebbe chiudere la faccenda con un salutare frullato di Akira (Alzarti con grinta al mattino? Bevi anche tu un frullato di Akira, carico di vitamine e nutrienti!). Ma il Piccolo Fulmine non si lascia frullare e spedisce Nemesi giù dal ring per poi spiattellarlo con un suicide dive. Tornano su e Nemesi tira un bellissimo enziguiri ad Akira, una canadian destroyer, una package piledriver e la storia si chiude. Le nostre bocche no, urliamo tutti.

Gossip. Da buon bergamasco, Akira porta con disinvoltura l’abbronzatura da “magüt” (in dialetto milanese, il “magüt” è il muratore che, lavorando sempre all’aria aperta, si abbronza col segno della maglia a mezze maniche. Quando se la leva, la pelle, sotto è candida). Tutti i wrestler del mondo, per dare enfasi ad un’azione ringhiano, emettono versi gutturali o urla belluine. Akira fa: “Gnè!” (davvero), e tutto il pubblico tifa per lui imitandolo e scandendo Gnè! Gné! Gné! a gran voce.

Nella foto, in alto: Urban Guerrilla vs The Nic
Nella foto, in alto: Urban Guerrilla vs The Nic

Siori e siore venghino, venghino! Altro giro, altro regalo! International Tag Team Tournament, quarter final match: Urban Guerrilla (Tony Callaghan & RIOT) vs The NIC (Charlie Carter & Oisin Delaney). Iniziano Carter e Riot in modo abbastanza tranquillo: suplex, bodyslam e qualche prova di forza. La faccenda prende vita quando entra anche Oisin, ma lo stesso Callaghan si lamenta che per tre minuti abbondanti non succede assolutamente niente. Eccolo che finalmente fa anche lui il suo ingresso sul ring e Carter viene demolito da una stereo elbow strike. Delaney subisce una back breaker con diving foot stomp. L’atletico Carter (veramente un bel fisico!) organizza la fiera itinerante dello stinger splash. German suplex su RIOT, sitout spinning side slam su Callaghan e cutter di RIOT su Carter, poi arriva anche Delaney e ci gustiamo una electric chair forward drop in combo con cutter  su Callaghan. Gran finale: in base al principio karmico secondo cui tutto ciò che fai, ti ritorna indietro, ecco di nuovo una electric chair facebuster into cutter, ma questa volta su Delaney, e tutti a casa. Magari questi due team non si sono trovati e non si sono sintonizzati, perché i Guerrilla ci hanno abituati a molto, ma molto, ma molto di meglio e molto, ma molto, ma molto di più. Sarà per la prossima, dai.

Nella foto, in alto: Headhunters vs Z-Faction
Nella foto, in alto: Headhunters vs Z-Faction

Pronti? Arrivano i fuochi d’artificio! Gli Headhunters (Kronos e The Entertrainer) contro lo Z- Faction (Horus e Scrum)

Horus è sempre uno spettacolo nello spettacolo. Arriva con la sua aria da incazzato che “se ti becco ti faccio a pezzetti così piccoli che per vederli ci vuole il microscopio“, si avvicina ad uno dei compagni del Carlino Forchini, gli leva il berretto, glielo riempie d’acqua e glielo rimette in testa in stile Stanlio e Ollio, mentre tutti scandiscono “Rin-fre-sca-to! Rin-fre-sca-to!” Avete presente quelle frasi idiote che di solito dicono gli uomini rivolti alle loro compagne, del tipo: “Ti hanno mai detto che sei più bella quando ti arrabbi?”. Ok, anche correndo il rischio di essere banali, quando Horus è incavolato è bellissimo. Diteglielo. Firmato Erika Corvo.  Terminata la parentesi acquatica, ecco che ha inizio la contesa. Iniziano Kronos e Scrum. Questi parte alla carica, ma l’Ultimo dei Titani è grosso cinque o sei volte lui… avoja! Solo una serie di pugni allo stomaco mentre Malalana non guarda riesce a metterlo in difficoltà, e se arriva anche Horus a dar manforte all’amico, allora si riesce anche a stenderlo con uno stereo suplex. Anche Horus non eguaglia certo l’avversario quanto a stazza, ma… quanto picchia duro! Spinning neckbreaker, e Kronos va giù. Inoltre, l’Assoluto è il perfetto connubio tra l’aggressivo e istrione: Kronos è a terra? Una mano al tappeto e una sul suo collo e lo usa per farci le flessioni, strozzandolo. (Parlando fuori dai denti… difficilissimo da fare, perché ovviamente tutto il peso deve stare sull’altro braccio se non vuoi commettere un omicidio sul ring. Grandissimo, Horus!) Il Titano vola di nuovo, allorché subisce un double back body drop, mentre il suo compagno viene sbattuto come un polpo sulle rocce ad opera di una double side slam, ma si vendica subito dopo con una serie di stinger splash su Scrum, talmente veloci che invece della cintura gli daranno la medaglia d’oro olimpionica per i cento metri piani.

Nella foto, in alto: Se fosse passato qualcuno, ora avremmo una pelle d'orso davanti al camino?
Nella foto, in alto: Se fosse passato qualcuno, ora avremmo una pelle d’orso davanti al camino?

Arriva anche Kronos a sfrittellare il povero Scrum con una samoan drop e The Entertrainer termina l’opera con un jumping back senton. Nuovo cambio di situazione: Kronos viene messo all’angolo e ne becca di ogni, ma basta un suo calcione a metterne fuori uso due. Dopo aver defenestrato gli avversari, Entertrainer gli zompa sopra con un pescado e prosegue la demolizione fuori ring. Facciamo uno scioglilingua? Dai: Trentatre Entertrainer tritarono trotterellando truzzi e attrezzi. Gran finale! Scrum disintegra il nostro eroe facendogli sfondare un’asse di legno che fungeva da porta ad un ingresso secondario della palestra. Urla del pubblico, visi gioiosi, entusiasti, divertiti. Bravi, ragazzi! Bravi tutti! Il match finisce in un non contest perché sono tutti morti in giro per il locale, contati fuori dall’arbitro.

Nella foto, in alto: la spear di Scrum  su Entertrainer
Nella foto, in alto: la spear di Scrum su Entertrainer

Domanda da un milione di dollari: ma se qualcuno fosse passato dietro la porta o fosse stato lì a sbirciare per non pagare l’ingresso, adesso avremmo un essere umano  versione tappeto d’orso con la bocca aperta davanti al camino?

Nella foto, in alto: Ashley Dunn vs Angelico
Nella foto, in alto, il main event: Ashley Dunn vs Angelico

Settimo match nonché main event: Ashley Dunn il “moenia vastator” (traduzione dal latino: distruttore di muri) contro Angelico! Mainissimo event! Lo scontro inizia con uno scambio rapidissimo di chain, mosse e contromosse. Il primo colpo a segno è di Dunn, un bellissimo dropkick dal nulla, poi è la volta di Angelico  andare a bersaglio prima con un front vertical suplex, poi con un back suplex  e infine un back breaker. Dunn ci delizia con un enziguiri tremendo e con un flyng forearm degno di AJ Styles e Angelico si vendica a sua volta con un enziguiri da terra. Solo ora il match si apre con due sequenze velocissime consecutive in cui in meno di tre secondi ciascuna si vedono settemila cose diverse. Una fireman’s carry neckbreaker di Ashley Dunn segna il culmine della faccenda, ma la fall of the angel di Angelico (o cruceta invertida che dir si voglia) pone fine allo spettacolo. Beh? Tutto qui?

Nella foto, in alto: Jack Jester sosia di Malocchio Moody
Nella foto, in alto: Jack Jester sosia di Malocchio Moody

Sarà forse la prima volta in cui esprimiamo un bonario dissenso, ma non andiamo entusiaste per queste superstar esotiche. Certo, sono tutti grossi nomi che richiamano gente, ha fatto piacere anche a noi poterli incontrare uno per uno di persona, poter dire: “l’ho visto, gli ho parlato, gli ho stretto la mano e magari ci ho fatto anche la foto assieme”… ma cosa fanno, di speciale? Viziati, costosissimi, spesso ti tirano il pacco e non si presentano nemmeno, senza neppure una scusa o un vaffanculo. Non si mettono in gioco col pretesto che se si facessero male perderebbero ingaggi lucrosi, e una volta sul ring non fanno assolutamente niente. Come Jack Jester di cui ricordiamo solo gli sguardi torvi in quel di Bergamo e nemmeno una mossa degna di nota, che poi prendemmo in giro in quanto sosia di Malocchio Moody dei film di Harry Potter. I vari “Bodom re dei paccari”, Juventud Guerrera che paccò mezza Italia che mettiamo in seconda posizione.

Nella foto, in alto: per la serie "Trova le differenze"...
Nella foto, in alto: per la serie “Trova le differenze”…

E alla fine ti accorgi che l’umile e dolce distruttore di muri Ashley Dunn ha fatto molto più di Ospreay e Angelico nei due rispettivi match. Era lui a condurre il match, e non queste grandi star.

Cosa abbiamo notato di Angelico, durante questo evento? Che si è pettinato meglio e più di John Travolta nella “Febbre del Sabato Sera” e non ha fatto altro, praticamente. “La Febbre del Sabato a Pero”. (vedi link https://youtu.be/jt3cvW-SyGY)

Oltretutto somiglia a Gesù Cristo… Conoscete quella barzelletta in cui Gesù, portando faticosamente la croce sul Calvario chiedeva continuamente specchio e pettine al centurione? A un certo punto il centurione gli chiede perché questo continuo pettinarsi e Gesù risponde: “Mica ci devi finire tu, sulle immaginette”.

E a questo punto ci scusiamo nuovamente per il ritardo nella pubblicazione di questo articolo, e vedremo di redigere a breve – anzi, a brevissimo – il report della seconda parte dello show. Se volte proprio sapere il motivo del ritardo, sappiate che la nostra Erika Corvo ha lavorato come doppiatrice per una piccola parte in un film d’azione e quindi ha avuto da studiare la parte, sincronizzare il labiale e registrare il tutto. Mentre faceva cento altre cose, naturalmente.

Alla prossima per la seconda parte! Stay tuned!

Sempre grazie a Birrachiara per la consulenza tecnica

                                                                                                                                                               Erika Corvo

 

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