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Quando nel wrestling internet uccide l’intrattenimento

Il titolo è tutto un dire. Ma prima di passare al cuore dell’argomento dobbiamo fare delle doverose premesse, dato che chi legge un articolo dovrebbe poter capire di che si parla anche senza essere un fan. Dunque. Nel mondo del professional wrestling, i lottatori portano sul ring a volte semplicemente loro stessi, a volte un personaggio creato su misura. Possono essere di tre tipi: il primo è l’“heel”, ovvero “il cattivo”. Poi c’è il “face”, il buono, contrapposto al cattivo nell’eterna lotta tra il bene e il male. Infine c’è il Tweener, cioè “l’ambivalente”, ovvero chi di volta in volta può interpretare sia l’uno che l’altro ruolo, a seconda delle esigenze e dello svolgersi della storia che verrà rappresentata sul ring in un singolo match o durante l’intero show, storia che verrà definita “kayfabe” (fabulazione) o “storyline” (trama). Durante uno spettacolo, quindi, si mette in scena una narrazione che dev’essere il più possibile credibile: il buono, quello giusto, leale e sportivo, che affronta il cattivo sleale, opportunista, talvolta codardo e imbroglione, sicuramente antisportivo. E il tweener? Diversi addetti ai lavori, in merito, mi dissero: “se vieni definito “tweener” vuol dire che non sei abbastanza convincente né come heel né come face”. In questo strano mondo, anche i fans sono divisi in contrapposti settori. Ci sono i “mark”, i quali credono davvero che The Undertaker sia dotato di poteri parnormali, che Mike “The Miz” Mizanin sia un wrestler sleale, arrogante e codardo, e che John Cena e Roman Reigns siano personaggi buonissimi, difensori della legge e dell’ordine. Ovviamente, nella maggior parte dei casi, i “mark” sono ragazzini ingenui, anche se talvolta ho incontrato dei quarantenni convinti che la kayfabe sia reale. Poi c’è il fan “smart”: quello che non crede alle favole e si gode il wrestling più per il lato sportivo che per quello della trama e dell’intreccio.

Nella foto, in alto: John Cena
Nella foto, in alto: John Cena

Ma torniamo al titolo: perché, secondo noi, internet ha ucciso l’intrattenimento? Facciamo un salto nel passato. Anni fa era tutto diverso, si era tutti più ingenui di adesso: quello che passava in televisione doveva essere vero per forza. Di conseguenza, si faceva in modo che i fans fossero convinti che quello che veniva rappresentato sul ring fosse reale. Nel maggio dell’ormai lontano 1987, Jim Hacksaw Duggan e Iron Sheik vennero fermati dalla polizia del New Jersey, prima di uno spettacolo. Erano stati trovati in auto insieme, compagnoni gaudenti e ubriachi. Inoltre, Jim aveva fumato e Sheik aveva sniffato parecchio. A parte la magagna e le condanne, i due vennero licenziati dalla WWE non tanto per il loro comportamento illegale, quanto perché era chiaro che al difuori della faida recitata sul ring, i due fossero grandi amici. Al ritorno sulle scene di Sheik, al personaggio del malvagio colonnello Mustafa non credette più nessuno.

Nella foto, in alto: il "cattivissimo Jesse Owens" in atteggiamento aggressivo cpn moglie e figli
Nella foto, in alto: il “cattivissimo Kevin Owens” in atteggiamento aggressivo cpn moglie e figli

Ai nostri giorni, sgamati e vaccinati come siamo, ad un Kevin Owens cattivo quando il web abbonda di sue foto in atteggiamenti teneri con moglie e figli, chi volete che ci creda? Per la WWE, proporlo come un essere perfido e senza cuore è diventato sempre meno credibile. E allora ecco la nostra opinione: il wrestling dovrebbe essere anche intrattenimento! Se i fans sono smaliziati e la storyline debole, allora si rompe la “quarta parete” e lo spettacolo perde tutto il suo fascino.

                                                                                                                  Andrea Birrachiara

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