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Lo Zen e il judo

Bisogna amare per predilezione quello che si desidera apprendere. Lo Zen ha le sue origini nel V secolo a.C. come il Buddismo, si può dire che quella del Budda fu la prima esperienza Zen. Non se ne parlò per molto tempo, ma, il Buddismo in tutte le sue varie forme prese piede in Asia e si spinse fino al Giappone. L’Illuminazione veniva trasmessa da una mente all’altra senza intermediari, da Maestro a Discepolo. Zen o Zen-na significa meditazione, per il Buddismo la meditazione è quello che è la preghiera per altre religioni. Lo Zen si sviluppò in Giappone dopo il 1192 ad opera del bonzo Eisai. In Giappone da molto tempo avevano preso piede due grandi ceppi di cavalieri nobili, i Samurai; il loro grande ideale prese vita solo dopo l’introduzione dello Zen in Giappone, dal motto buddista “Conoscere la tristezza delle cose” , la loro ragione di essere era “Soffrire per amore del prossimo”; la loro vita militare non disdegnava quella religiosa, il loro credo era il Bushido ossia la via del guerriero, del Samurai:

Non ho genitori: cielo e terra sono i miei genitori.

Non ho potere: la lealtà è il mio potere.

Non ho mezzi: l’obbedienza è il mio mezzo

Non ho potere magico: l’intera forza è la mia magia

Non  ho corpo,la forza è il mio corpo.

Non ho occhi: la luce del lampo è i miei occhi

Non ho orecchio: la sensibilità è le mie orecchie

Non ho membra: la prontezza è le mie membra

Non ho progetti: l’occasione è i miei progetti.

Non ho miracoli: l’essere è i miei miracoli

Non ho princìpi: l’adattabilità a tutte le cose è i miei princìpi

Non ho amici: la mia mente è i miei amici

Non ho nemici: l’imprudenza è i miei nemici.

Non ho corazza,buona volontà e rettitudine sono la mia corazza.

Non ho castello: la mente irremovibile è il mio castello

Non ho spada,il sonno della mente è la mia spada.

In questo periodo nacque, per mano di un grande Samurai il combattimento a mani nude o armato contro nemici armati. Quasi tutte le arti guerriere come patrimonio unico dei Samurai sono ispirate al Bushido, quindi di elevato ideale. Il combattimento a mani nude si chiamava Kumiuci, tecnica all’origine dello Jujituzu. Nel 1882 nasce il Judo come selezione delle varie scuole di Jujitzu. Ancora oggi nella pratica Judo si usano termini Zen come: Dojo, il luogo di illuminazione dove i discepoli si univano per meditare e per le arti marziali, il luogo dove si pratica;  lo Za-zen il modo di sedere, la posizione del loto per la meditazione nel dojo; il simbolo stilizzato del rosso fiore di ciliegio è il simbolo del Judo ma il ciliegio era anche il simbolo del Samurai. Nel praticare il Judo pratichiamo la sincerità interiore, la sua definizione letterale è via della dolcezza come cedevolezza e non di resistenza; questa dolcezza si vede nelle azioni Judo anche violente, non c’è antagonismo ma armonia, tutto è continuità, i movimenti sono circolari. La pratica come via di verità. Judo vuol dire impiegare nel modo più efficace la forza del pensiero e del corpo ottenendo il massimo col minimo sforzo. Questo spirito non deve disperdersi in agonismo e mero utilizzo della tecnica solo come autodifesa.

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Nella foto, in alto: dipinto dell’epoca

                                                                                                                                                                          Tiziana Gatti

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