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Autodifesa a tutto campo. Intervista all’istruttore di Krav Maga Luca Munaretto

Città pericolose? Come difendersi dai malviventi? La questione torna a far discutere dopo la decisione del sindaco del Comune di Carnate Brianza di organizzare un corso gratuito di Krav Maga. Si tratta di un sistema di autodifesa nato negli anni Trenta nelle strade di Bratislava, dove gli ebrei venivano quotidianamente picchiati e massacrati dagli antisemiti. La disciplina è stata poi formalizzata nell’esercito israeliano. Grazie alla sua evoluzione nella versione civile il Krav Maga è diffuso oggi in tutto il mondo, senza raggiungere però i numeri delle più blasonate discipline orientali. Intanto a Carnate Brianza, prestro, partirà il corso di Krav Maga per tutti i cittadini che vogliono cimentarsi in questa arte di difesa. Il corso sarà tenuto da Dani Hazan, da 20 anni, arruolato nei reparti speciali dell’esercito israeliano.

Per conoscere meglio questa disciplina, ne parliamo con Luca Munaretto, istruttore di Krav Maga diplomato all’EIKM Training Center di Ginevra.

– D.: Luca, cosa ne pensi dell’iniziativa del sindaco di Carnate?

La questione è più complessa da come è stata trattata dai giornali. Ci sono dei pro e dei contro. E’ positivo che le persone migliorino le proprie capacità , sia fisiche che psicologiche. Il Krav Maga contribuisce a migliorare il tono muscolare, aumenta la coordinazione e rende le persone più sicure di sé. Inoltre consente di apprendere rapidamente tecniche efficaci per gestire situazioni in cui la nostra incolumità è a repentaglio . D’altra parte, l’aver istituzionalizzato l’autodifesa potrebbe rendere i malintenzionati più aggressivi con il rischio di passare dalle minacce verbali a quelle fisiche.

D.: Con quali conseguenze?

Il Krav Maga prepara anche a disarmare eventuali nemici, ma è evidente che un qualsiasi errore commesso con oggetti di difesa (vedi coltello o pistola) causerebbe ad entrambe le parti effetti ben più dannosi di quelli a cui l’autodifesa tende.

D.: Stai quindi dicendo che si correrebbe il rischio di un’escalation di violenza?

E’ possibile, considerando che in Italia l’eccesso di legittima difesa è sempre dietro l’angolo e che reazioni non misurate comportano rischi per chi le intraprende.

D.: Questa disciplina può davvero essere così pericolosa? Penso ad esempio alla Kick Boxing, dove si insegna a portare il colpo, ma a non colpire mai l’avversario se non durante un combattimento sul ring o in un’esercitazione con protezioni e colpitori.

Il Krav Maga non è uno sport, non c ‘è un ring né arbitri, si insegna la sopravvivenza. Ma non è più pericoloso di altre attività. Istruire la popolazione è giusto, ma va fatto senza grandi clamori, affidarsi a istruttori qualificati che insegnino il valore della propria vita e di quanto a volte la tecnica più efficace sia infilare lentamente la mano in tasca e consegnare il portafogli. Se poi vogliono altro, allora siano pronti a subirne le possibili conseguenze!

D.: Pensi che abbiamo perso la fiducia nella capacità di protezione da parte delle nostre forze dell’ordine?

E’ un periodo difficile quello in cui viviamo: sono diminuite la fiducia, le risorse, la prospettiva in un futuro migliore. Non credo però ci siano più “briganti” che negli anni Trenta. Io ho fiducia. Tutto quello che insegno migliora le persone. Le rende, quando serve, più caute o tigri, a seconda della situazione. Migliora la loro autostima senza esaltarla. Insegniamo agli allievi che in ogni colpo devono metterci tutta la loro voglia di vivere, perché questo potrebbe fare la differenza nel momento del bisogno.

                                 Radouane Chegdal

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