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Antica lotta katazletikè e pankration


In Europa la civiltà ellenica ha tramandato ampie e complete documentazioni, in cui la lotta era considerata come un esercizio indispensabile per il rafforzamento del fisico e del carattere dei giovani. Di fatto, fu inclusa nei giochi Olimpici antichi ed citata nei poemi omerici dell’ Iliade e dell’ Odissea. In Occidente, attualmente, l’eredità della pratica greca è alla base della lotta stessa. I lottatori erano anche dipinti in azioni in numerosi vasi, sculture e monete, così come anche in altre forme letterarie. Sebbene diverse culture includevano la lotta in celebrazioni reali o religiose, gli antichi greci per primi strutturarono la loro forma di lotta come parte di un torneo in cui un singolo vincitore emergeva da un gruppo di contendenti. Secondo la tradizione greca, persino Platone partecipò come lottatore ai Giochi dell’Istmo.

istmo

Le forme di lotta che si praticavano in Grecia erano complete di ogni mossa e situazione possibile. Alla lotta in piedi, che aveva per finalità quella di rovesciare a terra il proprio avversario, veniva dato l’appellativo di katazletikè (dalla parola greca katazallein che significa “arte di gettare a terra”, ndr). Le fasi al suolo, invece, comprendevano torsioni alle articolazioni e strangolamenti. I tipi di lotta nell’antica Grecia erano sostanzialmente quattro con diverse regole. Con orthopalis si indicava un tipo di lotta affine alla moderna lotta stile libero, in quanto consentiva gli sgambetti e l’uso delle gambe. Il fine ultimo del combattimento era quello di tentare di gettare per tre volte a terra il proprio avversario, in qualsiasi modo. Invece, nell”alindissis (o anche kylissis) il combattimento proseguiva al suolo finché non veniva eseguita una tecnica di sottomissione all’avversario; veniva generalmente praticato soltanto in sede di allenamento e quasi mai nelle pubbliche competizioni, a causa dell’eccessiva durata e i combattimenti si svolgevano in un fossato riempito di sabbia (tipo di lotta affine al moderno grappling). La forma di lotta più originale era lacrochirismos, che consisteva in un combattimento condotto mediante l’uso delle sole dita delle mani intrecciate fra loro palmo a palmo e durava fino a che uno dei due contendenti non fosse riuscito a costringere l’avversario all’abbandono torcendogli le mani. Il quarto stile, quello che venne poi ereditato su larga scala dai Romani, fu il pankration, un tipo di lotta particolarmente violento, tale da essere proprio sul limite tra agonismo e azione bellica, che consentiva l’abbinamento di quasi tutti i tipi di colpi alle tecniche lottatorie (affine alle moderne MMA). Lo stesso pankration (lotta romana ora pancrazio ndr.) era la tecnica usata dai gladiatori nelle arene. quando un like (pollice su) era salvifico per l’avversario sconfitto.

Claudio Barattucci

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