SECONDA PARTE
Rieccoci qua dopo la pausa. Un bel tag team match è quello che ci vuole per tornare a scaldarsi, e con questi quattro che arrivano sul ring, più che scaldarci, rischiamo di andare a fuoco. Si contrappongono gli M&M, ovvero da un lato Maverick Mahyew e Conor Mills e dall’altro lato i BBB cioè Mirko Mori e Nick Landers.
Si parte in quarta anche stavolta, come ormai il mitico Fabio Tornaghi ci ha abituato. (Abituato? E come ci si può abituare alla quintessenza della gioia?) La sincronia è perfetta e i due team partono con un doppio dropkick e un doppio stomp. Mills stritola Lenders, Lenders stende Mills. Mirko Mori esegue un bel suplex su Mills e Lenders demolisce Mahyew con un vertical suplex. Dal lato M&M si replica ad una scorrettezza di Mori cercando di farne polpettine. Lenders si becca un double stomp sulla schiena e dopo una sitting powerbomb, calcioni per tutti, soprattutto su Mills. Dopodiché ci godiamo una swanton fuori ring e un superplex. Mahyew va a segno con una frog splash su Lenders, e dopo una reverse hurricanrana le ciliegine sulla torta sono ben due 450 splash di fila. No, dico, che volete di più, dalla vita? Gli M&M vincono il match e il pubblico va in delirio, applaudendo a più non posso soprattutto l’abbraccio finale tra i quattro atleti.
Ma la prossima volta venite o dobbiamo venire a prendervi a casa, uno per uno? Come fate a dire di amare il wrestling, se non siete qui?
E adesso è l’ora del TG. Ma che avete capito? Non è l’ora del telegiornale, è l’ora di vedere arrivare sul ring The Greatest. Contro chi? The OJMO.
Il match ha inizio con TG che butta via Ojmo, e Ojmo replica con un armdrag. TG lo mette all’angolo, fa per tirargli una chop… e Ojmo caccia un acutissimo strillo da checca nascondendo il viso tra le braccia, terrorizzato. Oh, raga, non fraintendete… nessuno ce l’ha con i gay! Un conto è la rispettabilissima omosessualità, un altro conto è metter su una scenetta comica in cui uno che dovrebbe essere macho, cazzuto e spavaldo strilla di paura se minacciato di una chop. La scenetta di ripete e il pubblico ride di gusto. Alla fine TG gliene tira una serie di tre, belle toste, di quelle con l’eco. Poi è la volta di un suplex city in serie di quattro, un bodyslam e un bodyslammone mentre Ojmo replica appena gli riesce con un backstab e un calcione nel lato B del suo avversario. Moonsault: uno ciascuno fa male a nessuno. TG esegue un bel superplex. Ojmo cerca di svitargli il ginocchio sinistro e poi va a vuoto con una sediata. TG non perdona… Evvai con la vertebreaker! Ma sìì! Ma vieni! A questo punto Ojmo diventa “Ohimè!” e TG si aggiudica il match.
Come se il pubblico in sala non fosse già straripante, ecco arrivare un’intera scolaresca di ragazzini: uno di loro compie nove anni e ha invitato tutti i compagni di classe a vedere il wrestling. Bravo! Non possiamo che complimentarci con lui per il buongusto e per non aver optato per una serata al fast food! Che qualcosa cominci a cambiare? Non sarebbe ora che il wrestling venisse rivalutato
Il terzo incontro vede Kurtis Chapman vs Matt Disaster. Evidentemente i ragazzi sono stanchi dai match già disputati e non gliene possiamo fare una colpa. Anzi, magari potremmo ringraziarli di essere lì a sottolineare il fatto che il wrestling non è affatto finto e che dopo dei match pesanti ci si sente stanchi e si è tutti ammaccati. Che avrebbero potuto chiedere di salire per un solo incontro e invece sono lì a fare la loro parte e domani si va a scuola (Disaster studia ancora) o si lavora. Quindi gli diciamo grazie per averci ricordato cosa significhi tener fede ad un impegno preso, con tanta serietà. Chi ha vinto? Tutti e due, per il semplice fatto che fossero lì a combattere, nonostante tutto.
E veniamo al quarto match: Jonah Rock versus Mišo Mijatovič. Di solito, l’arbitro, all’inizio del match grida “Ring the Bell!”, Dato che in mezzo alle corde c’è Jonah, dovrebbe gridare “Ring the BRUTT!”. Non che la Erika Corvo sia bella, intendiamoci… fotografati insieme sembrano Jonah e la Balena, come da testo biblico. Oltre che “brutt”, Jonah è anche “brutt e cattif”, come si dice a Milano, e lo dimostra in fretta e in modo molto convincente. Se fosse un famoso chef, potremmo dire che trasforma Mišo in un crumble destrutturato. È talmente grosso che quando cammina, il ring si imbarca. Non è che adesso lo sfonda come fece Big Show? Bene, parte con un bodyslammone, una zuccata, una shoulder shake e una ecochop. Mišo fa quello che può e lo scaraventa fuori ring. Quello torna su, il bosniaco lo stringe all’angolo e ci si arrampica sopra come si scala l’Everest. Gli morde le dita e allora Jonah prima lo butta di sotto, poi fa evacuare il pubblico e manda Mišo a schiantarsi sulle sedie vuote. Su decine di sedie. Ad ogni show ne fanno fuori una vagonata. Ci credo che poi non ne rimangono più a sufficienza per gli spettacoli successivi. L’IKEA è un impero economico fondato sul wrestling. Rialzato dalle sedie, lo solleva in un suplex con delay che dura una settimana. Il boato che in questi giorni ha spaventato la popolazione lombarda, al telegiornale hanno detto sia stato provocato da due jet che hanno rotto il muro del suono. Secondo noi erano le chop di Jonah. Ma ecco che alle fine Mišo ritrova la lucidità per agire e solleva il mostro australiano. Di ben DUE centimetri o poco più. E provateci voi, checcavolo! Lo fa volare fuori ring con un calcione sul muso, e guarda un po’, vince il match per count out dell’avversario! Tutto è bene quel che finisce bene.
Quinto match, un bel gioiellino di quelli da regalare alla fidanzata per Natale: Adam Brooks contro Nemesi. Le mosse sono quelle classiche, ma Signore quanto sono belle! L’hip toss e il crossbody che esegue Nemesi li abbiamo segnati con cinque stelle. Ne piglia anche, ma è lui a dettare legge e fare il bello e il cattivo tempo. Possiede una tale grinta, una tale carica aggressiva, forza, agilità e carisma che qualunque cosa faccia viene amplificata al massimo. Brooks è bravo ma non c’è storia: il Mezzo Demone è meglio. In un promo di questi giorni, Lenders chiede a Nenesi come mai sia “mezzo” demone, e che ne abbia fatto dell’altra metà. Potremmo rispondere noi, dicendo che l’altra metà è un angelo capace di volare. E alla fine, come è giusto che sia, sorprende l’australiano con un rollup e il match se lo aggiudica lui.
Sesto match: che bello, una Battle Royal! Una Battle Royal da morire dal ridere, per la precisione, e allora vuol dire che ci sono dentro Bud Spencer e Terence Hill… pardon, Kronos ed Entertrainer! Questi due, non ne abbiamo mai fatto mistero, sono tra i nostri preferiti in quanto dotati entrambi di quello che il novantanove per cento degli atleti non ha: il talento dell’intrattenimento puro. Fare ridere, coinvolgere, improvvisare, recitare a braccio… Siamo felicissimi di averli sul ring, ma questi dovevano darsi al cabaret o alla commedia brillante! La prima a fare il suo ingresso è la bella Mary Cooper, che qua si chiama solo Mary per esigenze di copywright. Arriva attorniata dal nugolo di ragazzini, quelli del compleanno. Sono talmente festosi e irruenti che magari la schienano loro… La seconda entrata è Scrum e la terza è Insanity seguita da Entertrainer e Kronos. Dite quello che vi pare, ma l’entrata di Kronos vale da sola il prezzo del biglietto: gloriosa. Da brividi e pelle d’oca. Gli ultimi due ad entrare sono Larry Demon e El Fantasma. Quest’ultimo viene aggredito da tutti, e pensa bene di defilarsi fuori ring lasciando gli altri a menarsi. Ricordiamo che in una Royal è eliminato chi venga spedito oltre la terza corda e tocchi terra con entrambi i piedi. Mary e Insanity se le danno di santa ragione. La bella bergamasca atterra la rivale supina all’angolo e le salta sopra con una bronco buster. Immediatamente, anche i due Headhunters si sdraiano supini in altri due angoli e cercano disperatamente di attirare l’attenzione di Mary su di loro, perché anche loro vogliono subire la bronco buster da lei… chiamali scemi! Visto che Mary non li degna di uno sguardo e non collabora in quel senso, Kronos la defenestra. Scrum butta via Insanity. Il prossimo ad uscire è Larry, poi l’ Ultimo dei Titani elimina Scrum. Rimangono proprio i due Headhunters sul ring, e si mettono a litigare su chi deve andarsene e chi no. Prima bisticciano su chi deve andarsene per primo per permettere al compagno di tag di vincere. Quando realizzano che non c’è nessuna cintura in palio bisticciano per l’opposto, perché allora vincere non riveste più nessun interesse. Decidono infine di abbandonare il ring insieme, in modo da risultare entrambi sia vincenti che perdenti. Scavalcano lentamente le corde tenendosi d’occhio a vicenda, che nessuno dei due faccia scherzi, e si siedono sull’apron. Ma si erano dimenticati di El Fantasma, che si era solo allontanato ma non eliminato da nessuno. Zitto zitto e furbetto gli arriva da dietro e con un doppio calcione nei rispettivi lati B, un piede per ciascuno, butta giù entrambi! E scopriamo che l’atleta mascherato altri non era che David Silas! Beh, dato che aveva annunciato il ritiro nell’ultimo evento di Almenno S. Bartolomeo, non possiamo che rallegrarci di rivederlo ancora in mezzo alle corde! Dai, Silas, torna!
https://www.facebook.com/andreavolpato85/videos/10211351219551873/ In questo link trovate il battibecco tra gli Headhunters!
E adesso… adesso arriva quello che finora ci eravamo solo sognati di vedere, e solo al sentirlo nominare parte un tifo selvaggio da curva sud che gli ultras del Milan, a confronto, sembrano chierichetti al coro domenicale durante la messa. Sissignori, è lui… LUI: Will Ospreay. Il mito. Colui che ha venduto la forza di gravità e col ricavato ci si è comprato un attire.
Il suo avversario di stasera è Ashley Dunn. Il match ha inizia e i due iniziano in sordina, studiandosi a vicenda. Dopo qualche schermaglia iniziano a fari i numeri con una hurricanrana, prima l’uno e poi l’altro. Diventa una peculiarità del match che tutti e due facciano la stessa cosa vicendevolmente. Ecco una bella magia: Dunn gli appioppa quello che di solito chiamiamo “rock ‘n roll” e che canonicamente si chiama deja vu. (rock ‘n roll è più bello, però). Ospreay si vendica mentre Dunn è sulle corde con un dropkick altissimo che lo butta fuori ring. Lo piazza su una sedia e lo dropkickka un’altra volta. Da notare che il pubblico, intanto, è tutt’altro che fermo e zitto: duecentocinquanta tarantolati che si agitano per la sala, scandiscono i nomi dei due atleti a tutto volume, battono le mani sull’apron, sciamano dietro ai due come i bambini dietro al pifferaio magico, saltellano, zompettano, scattano foto, filmano e un sacco di altre cose. Ecco un “quarto piano move” anche per Dunn. Ospreay si muove come un felino: alterna pause e movenze lente a scatti improvvisi e fulminei. Prova una sleeper hold, poi è la volta di una double down crossbody. Dunn prende l’iniziativa e gli tira un enziguiri, un Pelè, un calcione altissimo che oltrepassa la terza corda e conclude l’azione con un flying forearm. Ospreay riparte con una ribaltata, rimbalza sulle corde e torna al punto di prima con un calcio volante sulla zucca di Dunn. Una bella rincorsa e vai con un altro dropkick stampato sul muso. Standing monsault. Springboard crossbody. Hurricanrana di Dunn e tentativo di schienamento. Spear di Ospreay. Spinning kick di Dunn, Ospreay viene ribaltato un paio di volte poi arrivano due spanish fly di Dunn nel giro di tre secondi. Fighting spirit, sfiniti entrambi. Qui Malalana segnala un infortunio su Dunn e si rimane tutti un po’ perplessi cercando di capire se il match dovrà interrompersi o andrà avanti. Fortunatamente il nostro Ashley non si è fatto nulla, è stato solo un attimo di stordimento senza conseguenze. Ospreay infierisce sull’avversario a terra e il pubblico si schiera dalla parte di Dunn. Bellissima frankensteiner di quest’ultimo, che non contento, rifila a Ospreay una canadian destroyer seguita immediatamente da una double underhook front flip piledriver. Alla fine Ospreay ha la meglio dopo una oscutter.
Piaciuta questa “lista della spesa”? A noi, no. Era solo un vuoto elenco di mosse e l’abbiamo inserito giusto perché il match era fuori dall’ordinario, ma non lo faremo più. E adesso dimentichiamoci tutta la terminologia tecnica e torniamo alle opinioni. Sappiate che Ospreay è il nostro mito e che appena l’abbiamo visto in quel di Pero ci siamo prostrate ai suoi piedi nel gesto della preghiera islamica salmodiando Ospreay Akbar. Ma ricordiamo ci tutti, e ricordiamocelo bene, che sul ring c’era anche Ashley Dunn, e abbiamo ribadito tante e tante volte il concetto che il match viene bene SOLO se i due avversari sono di pari bravura e potenza, altrimenti il più bravo deve abbassarsi al livello dell’altro. La deja vu l’ha fatta Dunn, non Ospreay, e non so se avete un’idea della forza fisica e dell’abilità necessaria per questa mossa, soprattutto se l’avversario pesa almeno venti chili più di te. Idem per la canadian e per la double underhook. Le ha fatte Dunn, non Ospreay. E ne ha prese tante ma tante. Se non sei davvero un campione, tutte quelle botte non le ammortizzi: esci che sei spezzatino o ti si spappola il cervello. E allora, perché Will è famoso e Ashley no? Credo che questo principio valga per molte cose: non conta cosa fai, ma come lo fai.
1° “Altezza, mezza bellezza”. Will è bello, alto e con un fisico da paura. Se non sei alto, puoi anche farti crescere cinquanta chili di muscoli ma diventi un botolo più largo che alto, sproporzionato e ridicolo.
2° È teatrale in ogni sua movenza, enfatizza ogni istante della sua presenza, sul ring e fuori, nell’ingresso come nell’uscita. Arriva impettito e solenne come un sacerdote Maya durante un sacrificio umano davanti al Serpento Piumato. Attire curatissimo, musica, luci. Noi che riceviamo gli abiti dalle loro mani sappiamo bene come i più bravi siano anche profumatissimi. Niente viene lasciato al caso. Questione di dettagli.
3° Creare l’alone di mistero, di irraggiungibilità, di essere sempre un passo più in là della tua portata: gli avevamo chiesto di rispondere a qualche domanda ma ha precisato subito che non poteva parlare, questione di copyright. Poi quello che volevamo sapere l’abbiamo saputo lo stesso, ma con la proibizione di pubblicare.
E quindi? Quindi per noi ha sempre la meglio il fattore umano. I “belloni di Hollywood”, lasciamoli a Hollywood, che sono belli da guardare e basta. Ma quando ci troviamo nella vita reale, ve lo immaginate uno che torna a casa da lavoro e si mette a girare tre volte su sé stesso a braccia spalancate, prima di togliersi il cappotto, col campanello che invece che “din don” fa una entry music? Ve lo figurate, uno che se gli domandi com’è andata la giornata ti risponde che deve prima domandare al suo agente se può dirti che è stato al bar a prendere un caffè macchiato e ha litigato col capufficio?
Con tutto il rispetto e tutta la devozione che abbiamo per questo mito vivente, scusate ma se dovessimo scegliere, sceglieremmo Ashley. In WWE e NJPW hanno quelli belli, macchine da palcoscenico… noi abbiamo quelli bravi, esseri umani.
Grazie ad andrea Volpato per il video degli Headhunters, grazie a Birrachiara per la consulenza tecnica
Erika Corvo