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Il Presidente Trump e il suo  eterno gioco di scacchi: un’arte di capovolgimenti e alleanze mutevoli

Nella foto in alto Il Presidente Trump alla sua destra il Presidente Ucraino Zelensky alla sua sinistra il Presidente Russo Putin.

Nel raffinato e fragile palcoscenico della diplomazia internazionale, il Presidente Donald Trump appare come un mercante doppiogiochista, Giano bifronte dei nostri tempi. Un volto sorridente per Zelensky, un cenno di complicità per Mosca, pronto a vendere consenso e plauso al miglior offerente.

In alto in alto l’area dell’Ucraina occupata dalla Russia e la corrispondenza della sua dimensione paragonata ad altre nazioni.

Non vi è certezza nella sua parola, solo una sottile arte del vantaggio personale. Recentemente, dopo aver elogiato la resistenza ucraina, ha suggerito che Kiev potrebbe cedere territori pur di placare Mosca, trasformando la dignità nazionale in una merce da contrattare. È uno spettacolo che lascia basiti anche gli osservatori più avvezzi alla politica americana: il Presidente, come un abile mercante in una fiera di stoffe pregiate, negozia senza dichiarare mai fedeltà definitiva. Il Presidente Zelensky, eroico e inflessibile, si ritrova ogni volta a confrontarsi con questi continui capovolgimenti di fronte. Zelensky rifiuta di piegarsi alle sirene del compromesso che minerebbero la sovranità ucraina, mantenendo la fermezza che il mondo ammira, mentre Trump fluttua tra una dichiarazione e l’altra, come un funambolo che gioca con la stabilità internazionale. Si potrebbe quasi definire tragicomico questo balletto: la diplomazia ridotta a un giro dell’oca, dove il mercante doppiogiochista e Giano bifronte avanza e arretra a seconda di chi lo loda di più. L’Ucraina, tuttavia, persevera, cercando sostegno reale e non effimero, sperando che i giochi di palazzo non diventino il campo di battaglia definitivo.

Thomas Luigi Mastroianni

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