
Nella foto, in, alto: una sfilata
Milano è la capitale internazionale della moda, un palcoscenico dove creatività e stile dovrebbero brillare senza ombre. Tuttavia, la ribalta della settimana della moda attira anche realtà parallele che, dietro lustrini e facciate eleganti, nascondono pratiche ben meno raffinate. Uno dei metodi più discussi è quello legato ai contatti procurati dai mediatori. In apparenza, la formula è semplice: qualcuno presenta lo stilista all’organizzazione, viene riconosciuta una commissione iniziale e tutto sembra filare liscio. Ma il gioco cambia presto: una volta che lo stilista “abbocca” e viene coinvolto, l’organizzatore si appropria direttamente del contatto, scavalcando chi aveva fatto da tramite. In altre parole: si usano e abusano i contatti degli altri, liquidando chi ha lavorato per aprire quella porta.

È un copione che si ripete: la prima volta un piccolo riconoscimento, poi il silenzio. Lo stilista diventa un “cliente diretto” dell’organizzazione, il mediatore viene tagliato fuori, e il guadagno rimane in mano a chi gestisce la passerella. È una strategia che molti definiscono spregiudicata: un sistema che svuota di senso la correttezza professionale e trasforma la collaborazione in sfruttamento. Non stupisce allora che certi eventi presentino cartelloni con venti, venticinque, persino trenta stilisti: una vera fiera dell’accumulo. La logica è aritmetica: più nomi ci sono, più biglietti, più quote, più incassi. Il “bel palazzo storico” usato come cornice si ripaga con pochi stilisti, tutto il resto diventa margine di guadagno. Ma a quale prezzo?

Il risultato è sotto gli occhi di chi assiste: sfilate infinite che stremano il pubblico, talenti che si perdono in una cozzaglia senza forma, e dietro le quinte un’atmosfera tutt’altro che elegante, tra disordine e tensioni udibili persino in platea.,La moda è disciplina, misura, rispetto. Quando invece prevalgono avidità e scorciatoie, quando i rapporti vengono sfruttati e scavalcati con leggerezza, ciò che dovrebbe essere lusso diventa soltanto una parodia di se stesso. Milano merita di meglio. Merita eventi che sappiano esaltare davvero i creativi e rispettare i professionisti, non passerelle gonfiate e relazioni logorate da un uso indiscriminato dei contatti altrui.
Carla Rossi

