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Il Gran Ballo dei fiori smarriti. Ovvero, quando la grazia si perde tra i cestini e le scollature.

Un sogno di eleganza… solo annunciato

C’è chi ancora sogna i fasti delle corti europee, le dame in abiti di seta e gli ufficiali in impeccabili uniformi, le note di un valzer che accompagnano passi leggeri su parquet lucenti.
E poi ci sono i “grandi balli” moderni, dove la nostalgia dell’eleganza si mescola non sempre felicemente alla ricerca di visibilità. In una serata annunciata come trionfo di arte, grazia e beneficenza, il pubblico si è ritrovato immerso in uno spettacolo che ha certamente lasciato il segno… anche se non sempre per le ragioni più attese.

Il valzer che non danzò mai

I programmi parlavano di gala, musica e danze fino a notte fonda, ma l’atmosfera ricordava più una maratona di esibizioni liriche che un ballo vero e proprio.
La pista da danza, poverina, è rimasta malinconicamente deserta, come una dama in attesa del suo cavaliere.

Quanto al tanto decantato dress code, pare che la severità delle regole si sia sciolta come neve al sole: smoking dimenticati, cravatte ribelli e abiti da sera interpretati con una libertà quasi dadaista.
Le scollature più arditamente progettate avrebbero fatto impallidire persino un pittore preraffaellita, e l’effetto complessivo oscillava tra il salotto borghese e la sagra di paese in versione “grande soirée”.

Nella foto in alto a fare da cornice all’evento un contenitore di plastica per rifiuti di carta gettati dentro fiori che sembrano essere reduci da un turno notturno al supermercato.

I fiori del supermercato e i cestini in prima fila

E poi, i fiori. Ah, i fiori! Quei piccoli ambasciatori del buon gusto che, in un vero gala, dovrebbero sussurrare di eleganza e armonia.
Qui, invece, sembravano reduci da un turno notturno al supermercato: mazzi stanchi gettati nei vasi senza criterio, come anime perse in cerca di compostezza. Il colpo di teatro, tuttavia, è arrivato con l’invenzione dei cestini-fioriere: contenitori per la carta, riciclati come decorazioni da palco.
Un esperimento di “eco-design involontario”, forse, ma dal risultato decisamente… destabilizzante.

Nella foto in alto si nota “l’assoluto rispetto del Dress Code” sull’invito si chiede cravatta nera (smoking) che equivale anche a abito da sera lungo per signora oltre a abiti ottocenteschi ma nessuno ha seguito le indicazioni.

L’eleganza che non fu

Anche quest’anno, dunque, questo cosiddetto “Gran Ballo” conquista senza sforzo il podio dei peggiori appuntamenti mondani, in termini di mancanza di gusto, inadeguatezza organizzativa e confusione stilistica.
Un tour de force di incoerenza estetica che nemmeno l’umorismo britannico più raffinato riuscirebbe a inventare. Potremmo definirlo — per usare un eufemismo “un evento di rara memorabilità, da ricordare per non ripetere”.

Nella foto in alto una bella bottiglia di plastica di gran stile.

Un consiglio di vera nobiltà

A chi fosse tentato, in futuro, di partecipare a questa “soirée all’italiana”, il consiglio più saggio è quello di praticare una virtù ormai dimenticata: la prudenza.
Perché non tutto ciò che brilla sotto i lampadari promette eleganza, e non ogni gala merita di essere vissuto.

Nella Foto in alto bicchieri di plastica e una lattina campeggiano su un tavolo del Galà in bella mostra.

Come direbbe una Gentildonna, con un sorriso di compassione aristocratica: “Vi sono serate che è meglio leggere sui giornali che vivere di persona.”

Carla Rossi

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