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Dubai. Un Paese arabo dove l’arabo è assente. Un paradosso moderno

Nella foto, in alto: la bandiera di Dubai

Dubai, una delle sette città-emirati che compongono gli Emirati Arabi Uniti, è spesso vista come un simbolo di progresso, lusso e globalizzazione nel cuore del Medio Oriente. Tuttavia, c’è un dato curioso e spesso sorprendente per chi la visita per la prima volta: in questo Paese arabo, l’arabo sembra essere sparito dalla vita quotidiana. Inglese ovunque – nei centri commerciali, negli aeroporti, nei ristoranti, negli uffici pubblici. Ma perché un Paese arabo parla così poco la sua lingua madre?

Una popolazione “internazionale” Il primo elemento da considerare è demografico. Secondo le stime più recenti, solo circa il 10-15% della popolazione residente negli Emirati è composta da cittadini emiratini. Il resto? Una miscela di lavoratori e imprenditori provenienti da India, Pakistan, Filippine, Europa, Africa e oltre. A Dubai, l’inglese è diventato la lingua franca, il punto di incontro tra persone di nazionalità e culture diverse.

Nella foto, in alto: l’iconica vela di Dubai. Hotel Burj Al Arab

Economia globale, lingua globale Dubai si è posizionata strategicamente come hub economico e turistico globale. Le sue infrastrutture moderne, la tassazione favorevole e la relativa stabilità politica hanno attirato aziende e investitori da tutto il mondo. In un contesto così internazionalizzato, l’inglese è diventato una necessità più che una scelta, adottato come lingua ufficiale per gli affari, l’istruzione superiore e i servizi pubblici rivolti agli stranieri.

Nella foto, in alto: la lingua araba

Scuola e media: la lingua dell’élite Anche a livello educativo, molte famiglie emiratine scelgono scuole internazionali per i propri figli, dove l’inglese è lingua d’insegnamento principale. I media locali, pur avendo versioni in arabo, puntano molto sull’inglese per raggiungere un pubblico più ampio. Il risultato? Una generazione di giovani emiratini perfettamente bilingue, ma con l’arabo relegato spesso a seconda lingua, e a volte addirittura trascurato. Questa predominanza dell’inglese ha però sollevato preoccupazioni. Alcuni intellettuali e accademici locali vedono in questa tendenza una minaccia per l’identità nazionale e culturale emiratina. Ci sono iniziative governative per promuovere l’arabo nelle scuole e nei media, ma la forza della globalizzazione rende difficile invertire il trend.

Dubai non ha smesso di essere araba, ma ha scelto – o forse dovuto scegliere – di parlare un’altra lingua per stare al passo con il mondo. L’arabo rimane lingua ufficiale e identitaria, ma è l’inglese che domina il paesaggio urbano, sociale ed economico. Un compromesso tra radici e futuro, tradizione e progresso. Un paradosso affascinante, proprio come la città stessa.

Tiziana Giglioli

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