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Roots of Mayhem, 3 novembre, Monza

Nella foto in alto: il teatro gremito
Nella foto in alto: il teatro gremito

Che bello, che bello, che bello, una nuova federazione tra noi, nuova di pacca, in quel di Monza! E come avremmo potuto mancare? Arriviamo in stazione e viene ad accoglierci il buon Paleari, che stasera dividerà con noi il tavolo della stampa. Stavolta ci troviamo in un teatro, diciamo una sala da cinema, un centinaio di posti con visuale perfetta dovunque ci si sieda. Il tavolo della stampa è su, in alto, posizione privilegiata, e c’è tutto quello che ci serve. Il ring è già montato e fa una buona impressione. Gli atleti sono già quasi tutti nel backstage, siamo arrivate troppo tardi per poter scambiare due chiacchiere anche con loro, ma i contrattempi non mancano mai. L’importante è essere arrivate.

Nella foto, in alto: al tavolo della stampa il buon Paleari e la Corvo
Nella foto, in alto: l’esperto Ale Paleari ed Erika Corvo al tavolo della stampa.

Toh, che lieta sorpresa! Accanto a noi c’è Daniela, la mamma di Alyx. Vi ricordate la bella ragazzina che abbiamo avuto il piacere di conoscere questa primavera al Cartomix? La biondina sedicenne che è già sul ring e combatte e picchia duro. Piacere di conoscerti, Daniela! Hai una grande figlia e l’hai tirata su proprio bene! Che ne pensi, che la tua piccolina faccia Wrestling? Che risposta meravigliosa ci dà questa donna! Dice che la cosa non le dispiace affatto, e che una volta conosciuto e valutato l’ambiente, ha constatato con piacere che non c’è nessuna violenza, in questo sport, che va benissimo anche per le ragazze e che l’ambiente è sano e con brave persone. A dimostrazione che quelli che ne parlano male l’hanno visto solo per tv e non avendo mai provato nulla di persona, la loro valutazione è assolutamente inesatta e tendenziosa.

Che strano, qui non c’è nessun servizio catering, quindi dalle ore venti fino al termine dello show non ci sarà né da mangiare né da bere. E chissenefrega? Dove c’è la Erika Corvo, il cibo non manca mai: come al solito si è portata dietro da mangiare e da bere. Per lei, e ce n’è abbastanza anche per qualcun altro. Le facce in giro sono un po’ le solite: Tulelli, Tagliabue, Akira, Insanity, Carlino Forchini  (che stasera combatte col papà ed il fratello russo Igor. C’è la Giorgia Terenzi, Gabriel Bach e tanti altri. Due chiacchiere, quattro foto, ed ecco che è già ora di iniziare!

Nell foto, in alto: Luke Zero vs Mirko Mori
Nell foto, in alto: Luke Zero vs Mirko Mori

Primo match: Luke Zero contro Mirko Mori. Il match entra nel vivo con una grandinata di chopponi, ceffoni e sganascioni come nella stagione dei saldi. Luke finisce nella posizione giusta per beccarsi una 619, ma invece gli arriva un’enziguiri kick. Sull’orecchio, così lo sente meglio, e una swanton piccina picciò, giusto per gradire. Mirko fa in tempo a piazzare  una ginocchiata sul coppino di zero, poi l’enziguiri sull’orecchio tocca a lui. Reagisce con una lariat, poi ricominciano gli sganascioni ed una intrigante collanina di vicendevoli roll-up. Ecco una crippler crossface, poi una figure four. Zero cerca di attaccarsi alle corde per interrompere il pin, poi torna a colpire con una figure four. Ora è Mori a cercare le corde per salvarsi dal pin. Ribalta la mossa e la trasforma in una nuova camel clutch finché Zero non cede. Tutto sommato niente di particolarmente spettacolare, ma è solo l’aperitivo. La roba forte deve arrivare e sappiamo che c’è.

Nella foto, in alto: Gene Munny vs Gianni Verga
Nella foto, in alto: Gene Munny vs Gianni Verga

Secondo match: Gene Munny contro Gianni Verga, ovvero la difficile e nobilissima arte del far ridere. Due clown nel senso migliore del termine, magnificamente accoppiati: colorati, ironici ed istrionici, scoppiettanti e dissacranti, splendida interazione col pubblico, e poi bravi, bravi davvero! Il match inizia con Verga che richiama l’attenzione di Munny sui muscoli della panzotta che fa ballare, e appena quello si china gli tira una panzata sul naso. Lo fa volare su, alto nel cielo con un’arm drag potentissima per poi farlo tornare sul pianeta Terra con un side slam. E allora Munny se la fa sotto e  cerca la protezione dall’arbitro Matteo Di Fina abbracciandolo come se avesse cinque anni. Poi torna adulto, sentenzia che vuole un match serio, ma quando si leva la maglia mostra i capezzoli decorati con dei cerotti e tira in su gli slip stile “mutande ascellari di Fantozzi”. Sembra proprio serio e composto! Verga sculetta e Munny gli palpa le tette, poi dopo essersi beccato un back suplex  si vendica con una spear. La pantomima continua giù dal ring a suon di chop fino a domani. Ma che bel giochino! Munny tira fuori da sotto il ring un rotolo di scotch telato, quello superresistente e nello sketch  scoccia Verga.  Verga si scoccia di questa scocciatura di sketch con lo scotch e lo scaccia via, provando a scocciarlo a sua volta. E vabbè, ci abbiamo preso gusto anche noi a far gli scemi e gli scioglilingua. Qualcosa in contrario? “Colpo di scena!” diceva Mike Buongiorno. E Munny estrae le mutande dai calzoncini di Verga (Meglio del mago Casanova!) per poi ridicolizzarlo ficcandogliele in bocca. Sì, dai, ma poi gliele tira fuori… con un  superkick sul muso, e quando Gianni va giù si becca anche una senton. Il pubblico ride a crepapelle! Lo scotch torna protagonista, stavolta in veste di ceretta, applicato sul pelosissimo torace di Gianni Verga, e nello strappo, Gianni strilla di dolore in modo assolutamente esilarante. Ma  si ripiglia subito e tira al suo avversario una lariat da ribaltarlo a trecentosessanta gradi. Seguono botte da orbi e bodyslam da fare un buco e trovare il petrolio, e alla fine è Munny a trovare il pin di tre con una inside cradle.

Adorabili, ci hanno regalato dieci minuti di risate di quelle genuine, dei tempi di Stanlio e Ollio e del cinema muto. Più che Gianni e Gene sembrano Gianni e Pinotto. Sempre che qualcuno si ricordi di chi fossero Bud Abbott e Lou Costello. Bravi, bravi e ancora bravi. Qualcuno, più tardi, ci ha detto: “Ma questo non è wrestling”. No. È vero. È commedia, è comica, è parodia, è intrattenimento. È il wrestling che prende in giro sé stesso. È l’arte di mr. Bean, di Benny Hill, di Austin Powers, di Scream, di Totò e Peppino. Ricordatevi che fare ridere la gente è difficilissimo. Si chiama arte.

Nella foto, in alto:
Nella foto, in alto:

Ullallà! Ma che bel gioiellino che arriva adesso! Un triple threat match di coppia! Spaghetti Strong Style (Big Charles e Daniel Romano) vs Same Blood (Aaron Cage e Sagwon) vs Team GTR  (Gasoldo Team Racing, cioè Manuel Bottazzini e Buttafuori) (Ma qualcuno gliel’ha detto che si dice Racing Team e non Team Racing?)

Niente elenco di mosse, qui, altrimenti con tutta questa gente in campo tiriamo Natale. Iniziano Bottazzini contro Cage, che iniziano a suonarsele di santa ragione con la benevolenza spirituale di San Bernardino Da Siena, patrono degli sport sul ring. Al touch si danno il cambio ed entrano Big Charles contro Sagwon. Ecco, possiamo e vogliamo dire che in questo match, Carlino è venuto fuori alla grande! Si rivela l’elemento di spicco non tanto per la stazza, ma anche lui per l’arte dell’intrattenimento. Ha la lingua sciolta, una ne fa e cento ne dice. Interagisce perfettamente col pubblico, irriverente e sarcastico con gli avversari, mimica espressiva e atteggiamento consono. Allegro, caciarone e casinista, si accattiva le simpatie di tutti in cinque minuti. Ovvio che giovane com’è abbia ancora tanto da imparare quanto a tecnica, ma lasciamo tempo al tempo, che questo ragazzo ha del potenziale e promette molto bene. Al rientro di Bottazzini, Big Charles le piglia da tutti, ma ottiene la sua rivincita quando il Botta cerca di sollevarlo: nonostante i muscoli degni di un He Man, il peso di Charles è troppo anche per lui. Plop. Il Botta stramazza a terra e in pratica scompare impietosamente sotto i cento e passa chili del Carlino, il quale esulta felice del massimo risultato col minimo sforzo. Entra con lui il compare Daniel Romano e prendono a botte il Botta di botto e l’arbitro batte il pin. Anche qui gli scioglilingua sono demenziali ma li facciamo lo stesso, oggi va così. Bellissimo, Carlino che rientra dando dello stupido al Botta in puro stile Totò (“lei è un cretino, si informi!”). Non fa in tempo a girarsi che Buttafuori lo stende con una spear degna dell’assalto di un caterpillar. E adesso… l’apocalisse è giunta sul genere umano. Ce n’è per tutti! Un fuoco di fila di mosse e in due secondi tutti vanno giù come birilli: Buttafuori, dicevamo, spear su Carlino. Aaron Cage: codebreaker su Buttafuori. Romano: death valley driver su Cage. Sagwon: stunner su Romano. Botta: Kryptonite Krunch su Sagwon. Attimi di tregua per riprendere respiro. Bottazzini sparisce un attimo sotto il ring e tornando su tira un pugno a Romano e lo schiena. L’arbitro batte il pin: one, two, three, here is the new champion… ma anche no! Cage protesta per presunte irregolarità. L’arbitro Di Fina si consulta dapprima con Cage poi con Sagwon, estrae un fischietto e compie un gesto che ormai è famoso tra i tifosi del calcio: moviola in campo! Di Fina sale fino al nostro tavolo della stampa e si consulta con il buon Paleari che stava giusto riprendendo il match. Eh, sì, non ci sono dubbi: la moviola non mente. Vede la registrazione e rivede la scena: Botta si butta di botto e dà una botta col botto di brutto e batte Romano. Ma aveva un tirapugni d’acciaio, estratto da sotto il ring e subito nascosto di nuovo. E allora non vale! Il match riparte! E riparte in modo strepitoso, col Carlino che si butta dall’apron su tutti gli altri fuori ring con una cannonball fenomenale, e il pubblico impazzisce. Il wrestling è finto? Provateci voi a ricevere cento e passa chili sulla zucca! Botta non perdona e gliela fa pagare tirandogli un calcione nella schiena a tradimento, poi riprova a schienare Romano, ma gli va male: il poveretto ha avuto il tempo di riprendersi. E anche il match si riprende, e riprende alla grande con Romano sul top turnbuckle e Cage e Bottazzini di sotto che caricano una tower of doom. Alle loro spalle c’è Big Charles ma evidentemente calcolano male i tempi perché questa volta è lui a prenderseli in testa tutti e tre. L’ilarità cresce ancora quando, dal pubblico, la bella Insanity fa notare che nell’azione al Botta sono calati gli slip ed è rimasto in mutande. E tutti quanti scandiscono in coro: “Le- mu-tan-de! Le-mu-tand-de!” Che poi, avere gli slip dell’attire era la stessa cosa, ma chissà per quale motivo le mutande in mostra fanno sempre ridere tutti. Una volta ricomposto cerca di schienare Cage con un superman punch ma gli va male anche stavolta. Ci ritenta caricando una vertebraker ma Cage gliela reversa in una school boy. Sagwon gli tira una stunner, Cage una codebreaker e Botta va giù come il Titanic, maestoso e sconfitto. Dunque sono i Same Blood a portarsi a casa la vittoria.

Nella foto, in alto: Shunka Wakàn, un Uomo chiamato Cavallo
Nella foto, in alto: Bottazzini come Shunka Wakàn, un Uomo chiamato Cavallo

Piccola parentesi. Se già tempo addietro avevamo sottolineato la somiglianza delle frange portate alle braccia da Nico Narciso che ci ricordavano le tendine scacciamosche dei salumieri anni sessanta, gli accessori frangiati indossati da Bottazzini ai polpacci ci ricordano qualcos’altro… Ok, da oggi lo chiameremo Shunka Wakàn come “l’Uomo Chiamato Cavallo” dell’omonimo film del 1970. Perché? Beh, vedete un po’ voi! Diventare vecchi è bellissimo, quando puoi ricordarti di cose che voi umani non potete nemmeno immaginare…

Manuel, ti abbiamo un po’ preso in giro ma è solo in modo bonario e ti vogliamo bene davvero. Sei figo.

A questo punto c’è la pausa e ne approfittiamo per mangiare, bere, scambiare due chiacchiere e scattare qualche foto. Peccato che qui non ci sia il servizio catering, ma in ogni caso siamo abituate a portarci tutto da casa.

E adesso veniamo al quarto match, un altro bel gioiellino: Max Peach contro Eron Sky. Eron è colui che fino a qualche tempo fa si chiamava Gravity. Adesso che si chiama Sky ci vorrà la parabola per vederlo? Il primo wrestler satellitare della storia. Speriamo non gli venga in mente di farci pagare l’abbonamento per guardarlo, non si sa mai! Peach aveva dei bellissimi capelli lunghi. Li ha tagliati. Perché, Max? Dicci: perché!? Tradimento! E noi allora tifiamo spudoratamente per Eron Sky, così impari! Ecco, di conseguenza diciamo che la entry di Eron è di gran lunga più bella di quella del suo avversario: attire blu elettrico a lustrini, spada laser giostrata con maestria e pose da set cinematografico.

Nella foto, in alto: Eron Sky
Nella foto, in alto: Eron Sky

Il match inizia con i due che prendono tempo tra international e handsprings, poi decidono che sia giunta l’ora di fare sul serio: dopo una serie di alterni roll-up, Peach centra con un dropkick l’avversario e appena questi scende dal ring gli si fionda sopra con un suicide dive. Ognuno tenta qualcosa e l’altro glielo reversa in modo da impedire l’azione. Velocissimi, schizzati e pimpanti proseguono nel fuoco di fila di tentativi senza che nessuno possa segnare un solo punto a suo favore. Adorabile un tentativo vicendevole, frenetico tentativo di agganciarsi le braccia, agitandole da tutte le parti, degno della dea Kalì. Eron ci delizia con una honey flash che nemmeno Carolina Kostner saprebbe fare meglio. Quando poi piazza un Pelé kick su Peach a testa in giù agganciato al turn buckle riflettiamo sul fatto che questo ragazzo potrebbe partecipare alle olimpiadi di tiro al piattello, in quanto capace di intercettare con un calcio qualsiasi oggetto in volo. Basta gridare “PULL!” e lui vola e fa centro. In mezzo a tutta questa bravura, un moonsault da paura passa quasi inosservato. Gli applausi a scena aperta sono abbondanti e sonori a sottolineare ogni acrobazia. Un german suplex di Peach ci fa la sua porca figura e anche Sky la vuole ripetere poco dopo. Ma quanto sono bravi, questi due? Ora Eron è sulla terza corda, Peach lo acchiappa da dietro e lo tira giù con uno spider suplex ad alta quota degno della pattuglia acrobatica delle Frecce Tricolori. Anche se Peach non ha in repertorio tutta questa acrobazia, un calcione nel didietro è sempre d’effetto, porta soddisfazione ed ha sempre un suo perché. Un moonsault plancha di Eron non ci sta male e la delizia prosegue con una from dusk till dawn per arrivare al clou… avete mai visto un cradle belly to back piledriver eseguito sull’apron, che già è pericoloso di suo? Ma non finisce qui. Ad un ritmo sempre più incalzante arriva un tentativo di german suplex riversato in victory roll pin di Peach seguito immediatamente da un Pumphandle Suplex di Eron. Ma ogni cosa ha un inizio e una fine, e anche se tutti avrebbero voluto che questo match durasse per sempre, Peach chiude la faccenda con una one winged angel urlando “Mazingaaa!” spatasciando Eron sul ring. La standing ovation con interminabili applausi è l’unica reazione possibile quando hai visto cose che gli altri umani non possono nemmeno immaginare.

Nell foto, in alto: Mary Cooper vs Alyx
Nell foto, in alto: Mary Cooper vs Alyx

 Andiamo avanti col quinto match, piccino picciò, ma in ogni caso una bella roba con due ragazze da infarto: Alyx contro Mary Cooper! Ma quanto è bella, la nostra Mary? Pimpante, allegra, determinata, grintosa, fiera, esuberante… sarebbe da dichiarare Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco! L’altra è ancora acerba ma promette molto bene, e nessuno, vedendola, potrebbe pensare a lei come ad una piccola guerriera, così delicata come appare e con quel visino d’angelo. Eppure è proprio lei a dare il via alle danze con una bella headscissor e una serie di armdrag. Mary la strapazza di chop, le tira un vertical suplex mica da ridere e la fa secca con una catatonic. Meno di cinque minuti ma va bene così.

Nella foto, in alto: Paxxo vs Vaughn Vertigo
Nella foto, in alto: Paxxo vs Vaughn Vertigo

E alla fine arriviamo al main event: Il nostro Paxxo contro un grande wrestler straniero, Vaughn Vertigo. Paxxo: alto, longilineo, grande presenza scenica, istrionico, sapientemente truccato. Vertigo: canadese di Toronto, ha soltanto ventidue anni ma è sul ring da quando ne aveva quattordici. Ha un’attire luccicante ma i suoi occhi luccicano di più. Mr Umiltà, saluta e si inchina davanti al pubblico, sale in platea, tocca mani e manda baci. Dev’essere avvezzo ad un pubblico molto più numeroso, eppure la cosa sembra non toccarlo nemmeno. L’arbitro fa suonare la campana ma il pubblico canta: “Vertigo, facci un saluto!” e allora lui sorride e saluta tutti assecondando la richiesta. Combattere? Si può combattere benissimo anche tra un minuto. E ci accorgiamo che in meno di un minuto ci ha anche rubato il cuore. Bene, ma ora si fa sul serio. Dopo le prime scaramucce iniziali, Vertigo parte con una head scissor bella bella seguita subito dopo da una hurricanrana. Il dropkick che ne segue è altissimo e perfetto, ma tra una mossa e l’altra si inginocchia davanti al pubblico e lancia baci. Mette a segno ancora un moonsault e un altro dropkick, poi Paxxo riesce a lanciarlo contro uno dei pali, gli assesta un paio di calci fatti bene, un vertical suplex e sembra sia venuto il suo momento per suonarle. Invece Vertigo riprende il controllo della situazione e strappa applausi a profusione dopo un thirl a whirl DDT e un altro calcio volante altissimo, così alto che se mancasse Paxxo colpirebbe gli aerei che passano. Anche il crossbody è di altissima qualità. L’incontro scorre liscio come l’olio, gradevole e succoso. Paxxo sbatacchia su e giù il canadese con una kneebreaker e prosegue con una figure four. Vaughn si libera, gli tira un enziguiri di quelli fino al soffitto e poco dopo fa il bis e anche il tris. Se il ring fosse un flipper e Vaughn  una pallina, la slingshot double jump springboard moonsault non ci stupirebbe neanche un po’. Già, ma i 2000 sanno cosa sia un flipper? Forse no, checcavolo! Paxxo insiste con la figure four, va all’attacco con una pop up sitout spinebuster e poi ancora figure four che ormai è diventata una figure twelve, tre al prezzo di due in offerta speciale. Gag con l’arbitro Di Fina che crolla stecchito dopo un colpo di Vaughn. Visto che Di Fina ovviamente non vede nulla, Paxxo tira un calcione tremendo alle parti basse di Vertigo, che da domani userà mascara e rossetto. Acchiappa la pesante campanella da ring con intenzioni bellicose ma non riesce a colpire il canadese. È invece questi che colpisce, e anche duro, con una hangman facebuster. E poi va giù duro con una swanton bomb che così fatta bene c’è solo Jeff Hardy.  Solo che l’arbitro è ancora a terra stecchito e non vede lo schienamento. Niente da fare, nonostante ripetuti scossoni non riprende i sensi. Paxxo tenta il tutto per tutto con un bigboot, poi arriva con un martellone e tenta l’omicidio. Vaughn va giù secco e Paxxo tenta lo schienamento con una jacknife pin, ma l’arbitro è ancora cotto e non è in grado di contare. Riprova con una keep laughing, strike harder, e questa volta il giovane canadese viene contato e perde l’incontro, anche se in modo palesemente scorretto.

All’apparire di  Vertigo abbiamo capito il motivo per cui Peach si è tagliato i capelli: nessuno sarebbe stato in grado di distinguerlo dal canadese.

Nella foto, in alto: il tavolo della stampa con il buon Paleari e la Corvo.
Nella foto, in alto: per la serie “Trova le differenze”… Quale dei due è Peach e quale Vertigo?

Vertigo in borghese? Piccolino, tranquillo, uno qualunque, abbigliamento talmente casual che sembra abbia dormito al parco. Sorride, parla con tutti, affabile e disponibile. Altro che certi stranieri con la puzza sotto il naso, boriosi e altezzosi. Scrivetevelo da qualche parte e affiggete i manifesti per le strade perché sia lui che Gene Munny hanno aiutato a montare e smontare il ring facendo la loro parte di buon grado e senza nemmeno doverglielo suggerire. Lo facciamo notare a Munny e lui risponde: ma non vedo cosa ci sia di strano, fa parte di questo sport ed è il mio lavoro. Gli faremmo un monumento in piazza, per queste parole. Valgono più di dieci piledriver.

Nella foto in alto: e dopo, tutti a mangiare un boccone
Nella foto in alto: e dopo, tutti a mangiare un boccone

E a questo punto, smontato e caricato il ring a tempo di record perché per mezzanotte doveva essere già tutto in ordine, non rimane che salutare chi deve ripartire subito e andare tutti da McDonald a mangiare un boccone.  Grazie al cielo c’è ogni volta qualcuno che si prende la briga di riportarci a casa e ringraziare è poco, perché sono tutti stanchi, assonnati, la strada è lunga e domani c’è chi si alza lo stesso per lavorare.

Grazie come al solito al dottor Birrachiara che ci fornisce sapiente consulenza tecnica. Rimanete nei paraggi perché questo mese le cose che abbiamo da raccontarvi si sprecano!

Stay tuned!

Erika Corvo

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