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Karate. “Il Perugino” del kata…

Intervista al neocampione europeo cadetti Alessandro Cricco

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Nella foto, in alto: le premiazioni del Campionato Europeo  di karate a Sofia

I libri di storia dell’arte ricordano la figura di un sommo pittore, Pietro Vannucci, per antonomasia “Il Perugino” della scuola di Piero della Francesca e maestro di Raffaello: lo ricordano per le sue opere dal saldo ed equilibrato ordine compositivo, ottenuto attraverso un preciso coordinamento prospettico-spaziale e l’armonico rapporto tra architetture e figure, rese mediante un segno incisivo ed un energico modellato, con schemi, pose, motivi apprezzati con riferimento a tutto il suo fecondo e straordinario ciclo di produzione artistica. Mutatis mutandis queste medesime connotazioni tratte da alcuni dei suddetti libri, curiosamente, sembrano “adattarsi” come poche altre ai kata ed alla loro esecuzione ed offrire così il pretesto per azzardarci a tratteggiare, con un minimo di fantasia, una sorta di ideale, beneaugurante parallelo con un altro… perugino, dei giorni nostri ma appena sedicenne, allievo del quotato tecnico Giovanni Maurizi: parliamo di Alessandro Cricco, prestigiosa medaglia d’oro a Sofia nel 44° Campionato europeo cadetti/junior e 9° under 21. Un risultato peraltro che non esce dal nulla e che non sorprende chi Alessandro lo conosce bene. Già nel 2015 infatti si e’ messo in luce con una serie di più che interessanti affermazioni, tra le quali hanno rifulso un quinto posto individuale al Campionato italiano Open di Follonica (junior); un secondo posto individuale ed un primo a squadre al 3° Open dell’ Adriatico di Urbino; un terzo posto individuale alla Venice Cup di Venezia; nel 2016 l’oro individuale al Campionato italiano esordienti B/cadetti e l’oro sempre individuale alla IX edizione del Karate 1 WKF Youth Cup in Croazia, affermazione che gli ha dischiuso l’accesso al ranking mondiale. Ascoltiamo ora questa grande promessa del karate italiano che ci ha conquistati con la sua fresca e vivace spontaneità, non disgiunta comunque da idee già molto chiare…
Che cosa ha caratterizzato la tua preparazione in vista del Campionato europeo di Sofia?
“Mi alleno almeno tre volte a settimana, avvicinandosi le competizioni anche tutti i giorni, per un minimo di due ore di cui una dedicata alla gestualità tecnica tipica del kata, una alla preparazione fisica. Per Sofia ho curato soprattutto la parte tecnica, sotto la guida del mio maestro Giovanni Maurizi a Perugia e del maestro Tiziana Costa a Poggibonsi.”
Con quali aspettative ti sei presentato a Sofia?
“Il risultato in una gara internazionale oggi non si può assolutamente prevedere, non sai mai di quanto sia aumentato il livello tecnico degli antagonisti, lo scopri solo sul campo. Sicuramente puntavo alla conquista di una medaglia facendo affidamento sulla bravura e perché no, anche su di un minimo di fortuna.”
Ripercorriamo il cammino dell’ Europeo. Vorrei però sapere: c’è stato un momento particolarmente felice, ed uno magari più difficile o preoccupante per te?
“ L’emozione più forte l’ho avuta senza dubbio quando ho vinto la finale di poule, incontro decisivo ai fini dell’accesso alla finale vera e propria. La preoccupazione l’ho vissuta invece all’inizio del secondo incontro. I tatami allestiti erano nuovi, assolutamente non consumati e pertanto scivolosi: la tensione, il sudore hanno aumentato le difficoltà e per un attimo ho perso l’equilibrio temendo così di aver irrimediabilmente pregiudicato la performance…allora ho dato tutto me stesso per recuperare sia a livello tecnico che di potenza. Quanto al percorso di gara, così posso riassumerlo. Con il romeno Gabriel Andrei Nedelcu, il paiku contro il suo suparinpei l’ha avuta vinta per 5-0; il francese Fabian Nabucet con gojushodai ha dovuto cedere il passo al chatanyara kushanku da me portato, sempre per 5-0; con l’irlandese David Gannon il mio papuren si è affermato sull’unsu avversario per 4-1; con il finlandese Jaku Virtanen altro punteggio pieno, 5-0, per suparinpei contro gankaku; in finale con lo spagnolo Alejandro Manzana Diaz, 3-2 per il mio kosukundai contro chatanyara kushanku. Naturalmente i kata che ho eseguito hanno rispettato una scaletta ragionata e condivisa con i tecnici che mi hanno seguito.”

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E quali pensi siano state le tue qualità premianti nel confronto con gli avversari?
“Quando calco il quadrato di gara sono sicuro di me e di quello che faccio e cerco di esprimere nel miglior modo un combattimento “reale”. Ecco, credo proprio che sicurezza, espressività e realismo siano state le mie qualità vincenti agli occhi dei giudici.”

I primi pensieri che ti sono venuti alla mente quando hai realizzato di essere campione europeo…
“Ho ripercorso come in un flash-back tutto quello che avevo fatto per giungere sin là, ho pensato al maestro, alla famiglia ed in particolare a mia madre Maddalena ed a mio padre Giordano, agli amici ed ai compagni della nazionale. Un affollamento di pensieri e sensazioni unici, veramente difficile da descrivere!”.

Ci sono stati a Sofia atleti che ti hanno colpito?
“Sicuramente lo spagnolo laureatosi campione europeo under 21, Sergio Lopez Galan. Poi l’azero Roman Heidarov, settimo all’ Europeo junior di Konya del 2013, terzo agli ultimi Open di Dubai, che a Sofia non è giunto in zona podio ma che impressiona con le sue performance di gestualità e potenza uniche, che ne fanno ai miei occhi un vero modello.”

Allontaniamoci ora da Sofia… quando hai iniziato la pratica del karate?
“Sono nato a Perugia il 5 febbraio 2001 ed ho iniziato a dedicarmi al karate all’età di cinque anni, continuando sino ai dodici-tredici, ben figurando in tutta una serie di gare a carattere regionale. Poi ho interrotto, preferendo per un anno il calcio. Un giorno incontro un amico, allievo anch’egli del tecnico Giovanni Maurizi e mi dice che si stava cercando di ricostruire una squadra competitiva in seno all’ asd Samurai Bushido. Così, non senza comprensibili incertezze ho ripreso, mi sono ritrovato benissimo con i nuovi compagni di palestra e con il maestro Maurizi, e così è stato naturale proseguire”.

Non ti sei mai cimentato nel kumite?
“L’insegnamento nella nostra palestra era centrato prevalentemente sul kata. Il kata quando è fatto bene è veramente bello, è un combattimento reale che non ha niente da invidiare a quello agonistico, ti appaga appieno con l’esecuzione dei suoi movimenti e delle sue tecniche.”

Con il tuo maestro che rapporto hai?
“E’ per me quasi un fratello maggiore, che sento vicino nel karate e nella vita. E’ una persona importante, gli devo moltissimo, è stato lui a crearmi ed a farmi migliorare continuamente. Eppoi, lasciamelo dire: è veramente bravo.”

Sei stato festeggiato a Perugia al rientro da campione europeo?
“Sì ed a parte i festeggiamenti dei familiari, e degli amici e compagni più cari, mi hanno fatto particolare piacere i complimenti ricevuti da tutti i professori dell’ Istituto Tecnico Biologico Giordano Bruno di Perugia, dove frequento il secondo anno,soprattutto quelli del mio docente di italiano e storia, professor Stefano Fabei, che qui voglio ringraziare per la grande vicinanza nei miei confronti.”

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Prossimi programmi agonistici?
“Innanzitutto la partecipazione alla Karate1 Premiere League in programma a Rotterdam dal 17 al 19 marzo p.v., un evento caratterizzato dal confronto con atleti di altissimo livello. Da valutare un’eventuale presenza a fine marzo alla Coppa di Dubai, altro appuntamento prestigioso. A fine aprile ecco il Campionato italiano cadetti, a giugno la gara internazionale ad Umag, in Croazia, e se tutto auspicabilmente sarà andato bene spero di poter prendere parte al mondiale giovanile verso fine anno a Tenerife.”

Che sensazioni ti regala personalmente l’affrontare la gara di kata?
“Rispetto al kumite, quando sali sul tappeto di gara per il kata ci sei solo tu e basta: lo stesso avversario viene quasi in secondo piano, conta in quel momento unicamente quello che devi dimostrare tu di saper fare. Emozioni che non hanno eguali!”.

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Un commento finale su Alessandro lo lasciamo volentieri al suo tecnico, Giovanni Maurizi:

“Preparare Alessandro per questo europeo è stata una soddisfazione immensa, e vederlo crescere in maniera esponenziale giorno dopo giorno è stato un grande stimolo sia per lui che per me. Alessandro ha iniziato il suo percorso agonistico nel 2015 e ha sostenuto il suo primo allenamento con me proprio il 17 febbraio ( lo ricordo molto bene perché il 20 è il giorno del suo compleanno). Neanche a farlo apposta Il 17 febbraio di quest’anno ha vinto il suo primo titolo Europeo a Sofia tra mille emozioni. Quando è arrivato da me non pensavo fosse il ragazzo che poi si è rivelato , pensavo fosse un ragazzo qualunque che volesse fare un po’ di karate a livello amatoriale. Inizialmente è stata dura, veramente dura, ma la sua caparbietà, cocciutaggine e soprattutto la sua determinazione hanno fatto la differenza ! Ha dato il massimo , si è allenato tutti i giorni, ha passato l’estate in palestra per diventare il migliore, e alla fine ci è riuscito. Penso di aver avuto veramente fortuna nell’ incontrare questo ragazzo che mi ha regalato una delle più belle soddisfazioni cui un tecnico possa aspirare, vincere un campionato europeo. È vero, in palestra Alessandro ne ha passate tante e quando le cose non andavano per il verso giusto ha versato lacrime dal nervoso. Ricordo delle domeniche in cui si rimaneva in palestra fino a tardi per provare e riprovare finché non ci si riusciva. Sono molto orgoglioso di avere un atleta come lui , di avere un sedicenne che mi ha insegnato a guardare oltre, a lavorare per un obiettivo e che soprattutto mi ha insegnato a sognare per quell’obiettivo, l’europeo, fino a farlo diventare realtà. Pochi ragazzi della sua età si sarebbero sacrificati come ha fatto lui , ed è questo che lo rende speciale…”

                                                                                                                 Radouane Chegdal

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