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Il malessere della sindrome premestruale

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Nella foto, in alto: una donna in crisi premestruale

Umore mutevole, ansia, labilità affettiva, malessere: sono questi alcuni sintomi della sindrome ansiosa premestruale. Un insieme di disturbi fisici ed emotivi che colpisce molte donne e che è stata riconosciuta come una sindrome vera e propria, denominata PMS (Pre-Mestrual Syndrome). Ne è vittima circa l’80% delle europee, metà delle quali non chiede consiglio per alleviarla perché i dolori sono sopportabili. L’altra metà, invece, richiede interventi terapeutici, soprattutto le donne che soffrono della forma acuta (circa l’8 per cento). «Si tratta della disforia premestruale che attiene maggiormente alla sfera psichica e può limitare in modo pesante l’attività lavorativa», dice Rossella Nappi, responsabile dell’ambulatorio sulle disfunzioni della Fondazione Maugeri di Pavia. «Le donne che soffrono della forma acuta presentono sintomi depressivi durante la fase premestruale e sembrano essere maggiormente predisposte al rischio di depressione maggiore nel corso della loro vita. La depressione maggiore o melanconica è caratterizzata da una perdita di interesse per qualsiasi attività e spesso si associa alla perdita di appetito, del sonno e dello stimolo sessuale. Secondo uno studio condotto in un carcere femminile britannico il 50% dei reati era stato commesso nei giorni che precedevano il periodo mestruale».
Le cause? L’origine della sindrome premestruale non è ancora stata scoperta, tuttavia appare molto probabile che vi concorrano fattori non solo biologici, ma anche psicologi, individuali, sociali e culturali. Un forte dolore premestruale può anche essere provocato dal varicocele femminile, una patologia poco conosciuta, ma che colpisce le donne tra i 30 e i 50 anni.

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«Le ultime ricerche hanno consentito di mettere in evidenza tre elementi che partecipano alla sindrome premestruale», continua l’esperta. «Il primo elemento, causa diretta dell’alterazione umorale, dipende dal cattivo funzionamento dei neurosteroidi (ormoni cerebrali). Queste alterazioni psicologiche si manifestano circa una settimana prima del ciclo e si attenuano durante il periodo per poi riprendere nella settimana successiva. L’alterazione dei recettori cerebrali può modulare la percezione dell’ansia, attraverso la sintesi locale di ormoni identici a quelli prodotti dall’ovaio, che fino adesso erano considerati gli unici responsabili dell’ansia. Gli altri due elementi sono: la fluttuazione ciclica degli ormoni sessuali femminili, in particolare il picco degli estrogeni che precede la mestruazione, che agisce come fattore inducente o scatenante dei sintomi. Il terzo è il filtro psicologico individuale e il contesto sociale e culturale attraverso i quali la donna interpreta ed esprime i propri sintomi premestruali».

imageLe terapie. Gli interventi curativi possono essere indirizzati verso ciascuno di questi differenti elementi fisiopatologici. La scelta della terapia più appropriata deve essere comunque compiuta su base strettamente individuale e sotto controllo medico. Se prevale la componente neuropsichica occorre intervenire con degli antidepressivi detti serotoninergici (come la fluoxetina) che agiscono sui recettori della serotonina, neurotrasmettitore che regola il tono dell’umore.

Giuliano Regiroli 

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