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Geishe di ieri e di oggi

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Le Geishe, depositarie delle secolari arti tradizionali giapponesi, fanno parte di un mondo enigmatico e misterioso inaccessibile agli occidentali tranne, per alcuni turisti benestanti che con grosse cifre entrano ma, solo superficialmente, in contatto con loro. E’ al periodo Edo (1603 – 1868) che si fa risalire la nascita della geisha, che in giapponese significa “persona versata nelle arti”, era infatti un’artista esperta nell’arte dell’intrattenimento e non una prostituta di lusso come viene spesso dipinta dal mondo occidentale. Vivevano in quartieri creati per loro chiamati hanamachi, “città dei fiori”. I clienti erano soprattutto uomini d’affari e politici che si riunivano nelle sale da tè per godere della loro compagnia. Questa leggiadra figura intratteneva i suoi ospiti con danze e musica e con piacevoli ed intelligenti conversazioni, era un privilegio passare del tempo con una artista così colta e raffinata. Questo mondo affascinò a tal punto la cultura Occidentale che attirò l’attenzione di pittori come Monet e Van Gogh e compositori d’opera come Puccini. Le aspiranti Geisha giungevano all’Okiya in tenera età, spesso vendute dalle famiglie per ripagare i debiti, e vi rimanevano fino all’età adulta, fino a che esercitavano la professione; i loro studi riguardavano la danza, il canto, gli strumenti musicali come lo shamisen (strumento a tre corde) e lo shkuhachi (flauto di bambù), il rituale della  preparazione del tè. Dall’apprendistato passavano al grado di Maiko (fanciulla danzante) e sotto la guida di una geisha mentore ottenevano un nome d’arte. L’addestramento durava dai tre ai cinque anni e se superato diventavano geishe con la cerimonia del Mizuage che oggi è stato sostituito dal termine Erikae (cambio del colletto). Le Geishe di oggi non sono molto diverse da quelle di un tempo, hanno tra i 15 e i 20 anni e sono pronte ad affrontare cinque anni di regole ferre e duri allenamenti per passare da Maiko a Geisha a pieno titolo. Il fotografo francese Philippe Marinig è riuscito a rubare alcuni momenti della loro lunga preparazione nel quartiere di Gion a Kyoto, il suo lavoro è composto da ottanta scatti che mostrano le varie tappe della formazione. Generalmente  una ragazza decide di diventare Maiko intorno ai 15 anni , oltre a frequentare la scuola superiore  deve imparare l’esecuzione delle danze tradizionali giapponesi, saper suonare lo shamisen e parlare il Kyo-kotoba (dialetto di Kyoto), vestirsi, truccarsi e acconciare i capelli a foggia di nihongami inserendo tra i capelli il kanzashi e i fiori di stagione. Le acconciature variano a seconda degli anni di esperienza. Il trucco copre tutto il viso, collo, petto e nuca, si lasciano libere due linee sul retro del collo, zona ritenuta erogena dalla cultura giapponese; le sopracciglia e le labbra vengono dipinte di rosso, così come per i capelli anche il trucco diventa più leggero con l’aumentare dell’esperienza della Maiko e anche gli abiti, col passare del tempo, diventano meno stravaganti. Sono tre le differenze principali che distinguono la Maiko dalla Geisha:  le Maiko hanno decorazioni di fiori tra i capelli, le Geishe no; la cintura del Kimono, detta OB, nelle Maiko scende fino quasi al suolo, nelle Giehe è piegata sulla schiena; le Maiko indossano gli okobo, sandali tradizionali giapponesi, le Geishe usano le infradito piatte chiamate zori. Kyoto, l’ex capitale imperiale è considerata la antica culla delle Geishe, ancora oggi il quartiere di Gion (Hanamachi) è il più rappresentativo, vi si possono trovare due grandi comunità di Geishe: le Gion Higashi e le Gion Kobu, all’ora del tè si potrebbe incontrare una Maiko che si sposta dalla okiya dove alloggia alla ochaya, la casa del tè, dove si può accedere solo se invitati.

Giuliano Regiroli

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