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Cenni sui Cinque Tibetani.

llNel 1939 Peter Kelder scrisse un libro di 32 pagine dal titolo The Eye of Revelation, tradotto in italiano, i Cinque Tibetani. Non si conosce bene l’origine di questa pratica. Certamente tutti concordano che le sue radici giungono dai riti del  Buddismo. All’inizio del libro Peter Kelder dice di aver conosciuto questa pratica da un colonnello britannico che ne venne a conoscenza in un monastero tibetano. I monaci facevano quotidianamente  i cinque esercizi (detti “riti”) e lo stesso colonnello li imparò traendone benefici, riuscendo a contrastare l’invecchiamento fisico e mentale. L’obiettivo di questi esercizi è quello di armonizzare i sette chakra per raggiungere un benessere psico-fisico. Ogni esercizio deve essere fatto 21 volte.

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Nella foto, in alto: una praticante “i Cinque Tibetani”

Risultati soddisfacenti si ottengono se vengono fatti quotidianamente.  Gli esercizi collegati alla respirazione aiutano  a riequilibrare le ghiandole endocrine. Sono detti “riti” perché sono una meditazione in movimento che facevano i monaci Buddisti. Pare, comunque, sia una pratica riconducibile allo yoga.

Stefania Monciardini

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