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Arte marziale e arte. Due Mondi che s’intersecano.

Tra le arti marziali e l’arte sicuramente ci sono parecchi punti d’incontro avendo molto in comune. Entrambe, rispettano l’impegno ad una ricerca quotidiana tesa a migliorare la propria vita. Entrambe, segnano l’inizio per un percorso interiore che, scrutando il fondo dell’animo umano, tende all’arricchimento e al benessere individuale e spirituale. Qualsiasi forma  d’arte , incluse le arti marziali, richiedono applicazione nello studio e una disciplina ferrea. Molti sono i maestri delle principali arti marziali che si sono distinti nelle varie forme d’arte.  Per molti maestri integrare l’arte con le arti marziali, e viceversa, è stata  un’esigenza per arricchirsi e completarsi. Di seguito un breve cenno su alcuni di essi:

Hiroshi Shirai, maestro di karate giapponese, considera il karate come percorso formativo e, essendo un abile scrittore, fa una descrizione poetica e raffinata del karate. Paragona il karate ad un albero di pruno, pianta umile e modesta, alla quale nessuno presta attenzione. Quest’albero però ha una sua forza e, con le sue radici solide e resistenti, riesce a superare il gelo dell’inverno, adattandosi gradualmente all’arrivo della primavera che saluta dischiudendo le proprie gemme, primo fra tutti gli alberi. Vento, pioggia, neve, ghiaccio, non lo indeboliscono: mantiene la propria forza. All’arrivo della primavera , fiorisce subito. I suoi fiori precoci, si dischiudono  in silenzio. . La sua fioritura è paragonabile ad un enorme  fiore bellissimo. Poi i suoi  petali cadono e , quest’albero, torna tenacemente e dolcemente ad aspettare le prossime stagioni e così in un susseguirsi di primavere, estati, autunni, inverni. Così  per anni ed anni. Il maestro Hiroshi Shirai, quindi, paragona il pruno alla nostra vita che deve essere vissuta con forza, sempre con il sorriso sulle labbra, guardando il mondo con dolcezza e mantenendone la pace. Il  karateca, prendendo l’esempio dall’umile pruno,  deve percorrere il proprio cammino di vita con altrettanta forza e serenità.

Miyamoto Musashi,grande maestro nell’arte della spada, vissuto fra il XVI e XVII secolo in Giappone, lascia un testamento spirituale in cui si dice che il guerriero dovrebbe seguire 2 vie: quella della spada e quella del pennello. Oltre che poeta, fu anche un pittore raffinato. Le sue opere pittoriche, realizzate a pennello con inchiostro monocromatico, erano molto apprezzate.

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Nella foto, in alto: il famoso maestro di spada, poeta e pittore, Miyamoto Musashi.

Yves klein, che ha rivestito ruoli molto importanti nello judo in Spagna e in Francia. Le sue opere monocrome, usando un blu molto particolare (blu Klein),  sembravano immettere nell’eterno, unendo cielo e terra in cui scompariva la linea dell’orizzonte. In esse, lo spirito si identificava con lo spazio. 

Gichin Funakoshi, diffusore del karate, in  modo indiretto, in tutto il mondo, in gioventù scrisse poesie usando lo pseudonimo di Shoto, dando così origine ad uno stile di karate – Shotokan – che significa casa del fruscio della pineta.

Shuhei Matsuyama, molto vicino a noi,  quotatissimo pittore . Insieme a Piero Costa e Livio Esposito,  è fondatore della ASD Akuyukai di Milano. Ha studiato  presso l’Accademia delle Belle Arti di Tokyo e, trasferitosi quindi in Italia, prosegue gli studi presso l’Accademia d’Arte di Perugia. Attualmente vive ed insegna a Milano Karate, da oltre 36 anni. Usa intitolare le sue opere con il nome Shin-on (cerchio-amicizia). Esse vogliono esprimere il  grido che esce dal cuore vibrante, in sintonia con il sé. Rappresentano le vibrazioni e l’energia interiore dell’autore, esprimendo ciò che l’autore prova nel suo spirito.

L’elenco degli artisti, maestri in arti marziali potrebbe proseguire a lungo, ma concludiamo con una considerazione  del Sensei Matsuyana quando dice che qualcuno deve trovare nella vita qualcosa di veramente profondo che deve trasmettere agli altri. Così ogni movimento di karate è l’espressione di un’energia e la pittura o ogni altra forma d’arte, è l’estensione dell’energia interna. Esse rappresentano la libertà di  interpretare la realtà, ciascuno a modo proprio. Sentire la realtà e trasformarla in qualcosa di nuovo, in una musica, una poesia, una scultura, un’opera pittorica, o in un combattimento. Tutto ciò ha in sé la ricerca, il sentimento, i valori, l’esperienza di una vita.

Michele Bianchi

 

 

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